mercoledì 9 dicembre 2009

E adesso vogliamo una laurea honoris causa

Eh sì, perché una notizia come questa ci fa dire "l'avevamo detto prima noi".

Si scherza un po', ovviamente, ma che una tesi di laurea (complimenti alla neo-dottoressa, Francesca Centurioni) confermi quello che diciamo sin dagli inizi di questo blog, inorgoglisce alquanto.

Certo, non serve a granché sapere di avere ragione, però rinfranca lo spirito.

Di seguito un estratto della notizia, pubblicata da L'Eco di Bergamo a firma di Giovanni Ghisalberti.

"Valle Brembana, troppe case e operatori divisi"

Valle Brembana – Troppe seconde case e pochi alberghi, campanilismi e scarsa unità d’intenti tra operatori turistici e amministratori, assenza di un coordinamento e, quindi, poca conoscenza del territorio. E delle lingue straniere. Tutto questo accanto, comunque, a un territorio, quello della Valle Brembana, dalle buone potenzialità turistiche, garantite soprattutto da risorse naturali e storico-culturali, dal permanere delle tradizioni, dalle fonti termali, dai comprensori sciistici e dalla vicinanza con le città metropolitane. Ma, per far decollare il turismo, c’è ancora tanto da fare. La tesi di laurea è quella di Francesca Centurioni, 26 anni, di Isola di Fondra, discussa alla facoltà di sociologia dell’università Bicocca di Milano, e illustrata recentemente in un’assemblea pubblica a San Pellegrino. Partiamo dai dati di seconde case e alberghi.

Record di abitazioni per vacanze
La Valle Brembana dispone di 18.500 abitazioni per vacanze con una stima di posti letto di circa 74 mila unità: case che rappresentano il 39% di tutte quelle presenti, una percentuale che è la più alta tra tutte le valli bergamasche (in Valle Seriana superiore, per esempio, le seconde case sono il 14% di tutte le abitazioni). Al contrario gli alberghi sono sempre meno: dal 1997 al 2007 sono passati da 77 a 57. «Le seconde case rimangono vuote per la maggior parte dell’anno – dice Centurioni –. Negozi e attività chiudono perché lavorano pochi mesi, il turista non trova i servizi che cerca e le presenze dei villeggianti calano. Alla fine gli alberghi hanno poca clientela e non riescono a rinnovarsi qualitativamente. Un circolo vizioso non facile da spezzare». Si può, però, cercare di sfruttare meglio proprio le seconde case, copiando il cosiddetto «Gites de France»: «È una gestione utilizzata in Francia, a livello nazionale – dice Centurioni – che da noi potrebbe essere quanto meno impiegata a livello vallare: serve una gestione unitaria di tutte le seconde case, con una classificazione delle stesse, una promozione e vendita online tramite un centro unico di prenotazioni e la possibilità di affittarle per pochi giorni».

Altro elemento critico: la mancanza di un coordinamento tra operatori turistici ma anche con gli amministratori. «Esiste, di fatto, un Consorzio degli operatori turistici – dice Francesca Centurioni – ma, da quel che mi risulta, è ormai poco operativo. E, comunque, prevalgono ancora i campanilismi, si sente la carenza di un elemento coordinatore e di strategie unitarie, così come sono ancora insufficienti la cultura dell'accoglienza e la conoscenza del territorio da parte degli operatori».

«Si conosce poco il territorio»
Due esempi: «A oggi manca ancora un logo che identifichi la Valle Brembana turistica e richiami subito alla mente il nostro territorio: potrebbe essere qualcosa che si rifà alle quattro stagioni o un prodotto tipico della valle, da Arlecchino ai formaggi. E non è disponibile, per esempio, una guida turistica cartacea aggiornata e reperibile in tutta la valle». E la scarsa conoscenza del territorio e delle lingue straniere sono aspetti emersi anche tra il pubblico, in occasione proprio dell’incontro con la studentessa (poi premiata dall’assessore alla Cultura di San Pellegrino Michele Pesenti). «Due turisti americani erano a San Pellegrino quest’estate – ha raccontato una coppia presente in sala – e la cameriera del locale non è stata in grado, alle loro domande, di rispondere adeguatamente: diceva semplicemente che era tutto chiuso, senza nessun’altra informazione».

Questa non è certo cultura dell’accoglienza». «Ci sono troppe divisioni e manca unità d’intenti – ha aggiunto un altro – e le offerte sono ancora carenti: i musei della valle sono quasi sempre chiusi». E l’ufficio turistico della valle, che dal 2010 andrà a Sedrina? «Scelta infelice – conclude Centurioni –. La sede non è in un punto di passaggio: il turista dovrebbe fermarsi solo per entrare nell’ufficio, dopodiché si troverebbe in un paese che di turistico ha ben poco. Mentre la maggior parte degli uffici informazione si trovano al centro dei paesi turistici».

Ribadiamo, per l'ennesima volta: nuove (seconde) case non servono al turismo; servono a chi le costruisce e a chi le vende.


lunedì 7 dicembre 2009

Parole sante

Sono quelle espresse dall'utente "formica" nel post "Progetto Rilancio Piazzatorre", sul forum di Val Brembana News.
Qui il link.

A scanso di cancellazioni improvvise (chi vuol intendere intenda) riportiamo per intero l'intervento:
"Ho letto con attenzione i vari articoli di giornale e i post su questo forum sviluppatisi in questo periodo.
Ho letto anche delle giuste rivendicazioni degli abitanti di Piazzatorre nel desiderare uno svilupo del proprio paese.
So che in questi anni Piazzatorre é stato un "problema" che molti hanno voluto sfuggire, vista la complessità della situazione. Mi rendo conto che le parole e le belle idee non risolvono la situazione.

Ritengo però, con grande rispetto per chi (Comune e imprenditori) ha affrontato e cercato di risolvere la situazione, che la soluzione individuata non porterà allo sviluppo del Comune e del suo territorio. Certo la ristrutturazione di due obsoleti edifici é un fatto positivo ma la creazione di nuovi appartamenti serve solo a creare nuove illusioni nei nuovi acquirenti magari ingolositi da appetibili azioni promozionali. Il vero problema sono i 2.500 appartamenti e il loro scarso utilizzo. Il nodo del problema é qui.

Pensiamo solo sche se si riuscisse a predisporre un programma serio di rotazione breve di almeno 300 di questi locali per una media di 20 settimane avremmo dai 18.000 ai 24.000 arrivi per almeno 130.000 presenze. Immaginiamoci quale ricaduta sull'economia e sulla occupazione (pulizie, servizi, gestione, manutenzione ecc.). Per far questo non serve la bacchetta magica ma programmazione e lavoro, serve una strategia collaborativa fra le forze del territorio che pianifichi l'accoglienza,
l'animazione e la promozione.

Purtroppo non basta aumentare la disponibilità di posti letto, bisogna creare le condizioni che questi si riempiano anche senza la presenza della neve.
Questa riflessione é fatta su Piazzatorre ma potrebbe essere fatta anche per altri paesi della Valle e della Bergamasca, infatti anche altre esperienze simili sono state realizzate o si stanno realizzando utilizzando il miraggio degli impianti di sci. Questi sono senza dubbio un fattore importante ma da soli non bastano più. Le ultime tendenze portano ad una riduzione ulteriore degli appassionati dello sci e chi lo sceglie, i giovani, cerca località alla moda e di richiamo.
Siamo in grado di rincorrere questo target? E proprio necessario o si può pensare anche ad un diverso obiettivo per i nostri territori?
Io non ho risposte definitive e forse nessuno le ha ma con serietà e dedizione si possono cercare insieme"
.

martedì 1 dicembre 2009

Senza vergogna

Riprendo dal nostro precedente post del 7 novembre 2009, "La cacca", un commento che, penso, si riferisca ad una dichiarazione odierna del Sindaco di Piazzatorre, Michele Arioli.

Testo del commento:
"Oggi il Sindaco di Piazzatorre ha detto: cosa volete che siano 500 abeti, in un paese dove ce ne sono milioni.....".

Ecco, secondo me, dato per scontato che il dott. Arioli, laureato in giurisprudenza, libero professionista operante in campo notarile, non sia un bru-bru col quoziente intellettivo di un lemure impazzito, dichiarazioni di questo tenore (se sono vere) mostrano la totale mancanza di vergogna per le proprie scelte, anche quando si sa fin troppo bene che queste sono indecenti. Per non parlare della (evidentemente) vaga concezione del termine ambiente, che alberga nella testa del signor Sindaco.

sabato 21 novembre 2009

Torri eoliche al Passo San Marco. Il conflitto tra ambiente e paesaggio

A quanto pare verrà dato il via libera alle torri eoliche sul Passo San Marco, in territorio di Albaredo (SO), ma visibilissime dal versante brembano, da Averara.

L'iniziativa parte dunque da un luogo ma sembra ripercuotersi maggiormente, quanto ad effetti negativi, su un altro. Comuni, Provincie, Regione, sono tutti a vario titolo coinvolti nei procedimenti amministrativi, quindi dovremmo dare per scontato che la trasparenza non sia mancata e l'informazione neppure (in effetti sono circa tre anni che si parla di quel progetto).

Tuttavia, ora che si è prossimi ad autorizzare definitivamente il progetto, si mostrano con più forza quei nodi che non si è riusciti a sciogliere in precedenza e le ostilità al progetto, non privo di un evidente impatto paesaggistico, trovano nuovo slancio.

In casi come questo, più numerosi di quanto non sembri, emerge il mai sopito conflitto tra le regioni dell'ambiente e quelle del paesaggio, tutt'altro che congruenti, anzi, talvolta, in aperta contrapposizione.

Dal punto di vista ambientale, la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili è indispensabile per ridurre, seppure in piccolissima parte, la dipendenza dai combustibili fossili. I vantaggi dovrebbero essere maggiori agli svantaggi (per esempio, inutile nascondere che le torri eoliche non sono il massimo per i volatili, ma si tratta, appunto, di pesare vantaggi e svantaggi decidendo qual è il male minore).

Dal punto di vista paesaggistico i campi fotovoltaici e le torri eoliche sono, molto spesso, dei pugni negli occhi. Non giriamoci troppo intorno: un dolce declivio della Toscana rivestito di pannelli fotovoltaici non è da cartolina, e un crinale che sembra un Golgota moltiplicato per dieci, con modernissimi mulini al posto delle croci, difficilmente finirebbe su un dipinto vedutista.

Poi ci sono gli aspetti più squisitamente tecnici, relativi all'effettiva convenienza economica ed all'efficienza energetica di questi impianti, ma qui non è il caso di affrontare questi argomenti.

Sul conflitto Ambiente vs Paesaggio occorre cambiare registro. E' scontato che le V.I.A. (Valutazioni di Impatto Ambientale) sono uno strumento inefficace, ridotte come sono a mere procedure svolte per necessità e non per capire (innanzitutto da parte degli operatori, ma, soprattutto, da parte delle pubbliche amministrazioni) se un progetto ha un senso oppure no (parlo di senso nell'accezione generale, non per i soli aspetti economici).

Servono processi diversi, più lunghi, inevitabilmente, e più faticosi, molto più faticosi. Serve costruire, intorno al progetto, la partecipazione dei cittadini, serve una informazione completa, corretta, e una capacità di ascolto e di valutazione delle istanze, delle aspettative, delle paure. Per decidere bisogna, prima, avere messo sul tavolo tutte le variabili, averle discusse con coloro che dalla decisione non riceveranno vantaggi se non a lungo o lunghissimo termine, aver eliminato tutte le alternative non praticabili (dopo, ovviamente, averle considerate, cosa che spesso non avviene affatto).

Si perde tempo? Sì, certo, almeno all'inizio. Se un progetto poteva essere approvato in due anni, con processi di questo tipo ne servono tre o quattro. Ma quanti progetti approvati senza confronto "prima", agonizzano in un "poi" fatto di ricorsi, appelli, controricorsi, controappelli, sospensioni e riprese?

sabato 7 novembre 2009

La cacca

"Se voi signorine finirete questo corso, e se sopravviverete all'addestramento sarete un'arma, sarete dispensatori di morte, pregherete per combattere! Ma fino a quel giorno siete uno sputo, la più bassa forma di vita che ci sia nel globo! Non siete neanche fottuti esseri umani, siete solo pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta me**a". Tratto da Full Metal Jacket, 1987, S. Kubrick.

Quella lì sopra, secondo me, è la più spassosa definizione della cacca.

Stasera parliamo un po' di cacca, e per essere più precisi, di quella prodotta in quel di Castione della Presolana, amena località coltivata a seconde case, ora nel mirino dell'UE per "mancanza di trattamenti nelle reti fognarie, che scaricano direttamente nei fiumi e nei laghi".

Beh, congratulazioni. E visto che al profluvio di case e palazze già esistenti, un bel PII ne aggiungerà un bel po' ancora, la domanda sorge spontanea, tant'è che un lettore di Bergamo News la posta nei commenti alla notizia: che cavolo ne avete fatto sinora degli oneri d'urbanizzazione e dell'ICI?

Ahhh, forse ora capisco, con le nuove seconde case raccattate i quattrini per il depuratore!

Come faceva quella di Zelig? Sì, "Katiana", quella che duettava con "Valeriana" nel tentativo di sedurre "Claudiano": BRAVA, BRAVA, oh, Valeriana, quando parli con me devi tenere la bocca chiusa, capito!?

Ecco, a certi amministratori pubblici si addice il ruolo di Valeriana. Farebbero bene a parlare tenendo la bocca chiusa, ovvero, a stare zitti.

lunedì 2 novembre 2009

Innevamenti

Due links al blog Terrealte. Da leggere d'un fiato. Dedicati ai cantori dell'innevamento artificiale "zero impatto". Bugiardi.

Nevica a pois

Indovina indovinello

P.s.: oltre ai sullodati cantori, gli articoli di Terrealte farebbero assai bene a leggerseli tutti i tecnici a vario titolo coinvolti nelle varie Valutazioni di Impatto Ambientale e Valutazioni Ambientali Strategiche fatte solo per giustificare le porcate.

domenica 18 ottobre 2009

Un esempio buono e uno pessimo

Leggiamo con piacere che in Valle Brembana vi sono anche iniziative sensate in corso. La speculazione non la fa da padrona sempre e dappertutto, per fortuna.

Questo ci sembra, almeno per quel che si legge nell'articolo, un bell'esempio di intervento, fatto usando un PII. Che dire? Evviva Santa Brigida!

Di fronte a quest'altra notizia, invece, non resta che scuotere la testa. Duecento nuovi appartamenti. A Castione della Presolana. Certo, si sentiva la penuria d'abitazioni. Come no.

venerdì 9 ottobre 2009

Risposta al signor Alessandro

Il suo commento al post precedente merita una risposta dedicata.

Lei, rispetto alle sensazioni ed ai convincimenti che il PII si farà, parla di ottimismo, io credo piuttosto di essere realista: costruire palazzine e palazzette fa troppa gola.

Fa gola agli immobiliaristi e ai costruttori, ovvio, loro vivono di quello. Ma fa gola anche ai Comuni in genere, soffocati dalla mancanza di finanziamenti statali e regionali, e che lustrano gli occhi al pensiero di oneri d'urbanizzione e ICI (visto che saranno tutte seconde case). Infine, fa gola anche a chi è già pronto a comprare due o tre appartamenti da aggiungere a quelli che già possiede, per affittarli e continuare a campare di rendite.

Un ricorso si può anche vincere (forse) ma non basta a fermare le cose insensate, al più, indurrà a riproporle in forma un po' diversa e, magari, rispettando le procedure. Come abbiamo detto fino allo sfinimento, il problema non è giuridico ma culturale: o si cambia zucca o avremo sempre una porcata ad attenderci dietro l'angolo.
Il caso Foppolo: francamente me ne infischio, secondo me Foppolo fa schifo adesso e lo farà anche dopo, anzi peggio, quando riposti gli sci nell'armadio, i duecento nuovi appartamenti se ne staranno chiusi come i tremila vecchi e le cinquecento camere d'albergo non potranno neppure consolarsi con coppie d'amanti in cerca di qualche ora d'intimità.

Qui non siamo mai stati contro lo sci o l'unificazione delle piste, lo abbiamo anche scritto. Siamo contro il metodo per arrivarci, in primo luogo perché ambientalmente folle ed economicamente tutt'altro che a favore del Comune (forse nel breve termine sì, ma sul medio-lungo termine certamente no), in secondo luogo perché affermare che "non c'è altra strada" è tutt'altro che vero (e abbiamo già ampiamente scritto anche in tal senso), è solo comodo.

Quanto se la tirano inutilmente

Oggi sono in vena di fancazzismo, mezza giornata di ferie a tutto lo studio eccetto la povera segretaria (ma tanto lo so che mi vuoi bene lo stesso, vero Marta?).

Mi dedicherò a sbertucciare quei nobiluomini che gestiscono il forum di valbrembanaweb (non vi linko neppure, non lo meritate).

Sì egregi, la vostra permanente isteria censoria, la codardia che vi fa cancellare gli interventi che esprimono dubbi o contrarietà rispetto alla vostra linea editoriale, l'incapacità di accettare che, orrore, qualcuno la pensi diversamente da voi, sono a dir poco nauseanti.

Solidarietà al povero sig. kenny, che ha commesso il reato di lesa maestà postando opinioni (in modo non villano, e del tutto legittimo) non esattamente elogiative nei confronti dell'attuale amministrazione di Piazzatorre, vedendosi subito redarguito da uno degli amministratori del forum, quello con il nickname che sembra la sigla di un virus influenzale, per poi vedersi cancellati, nello spazio di ventiquattr'ore, i post incriminati.

Ecco, a chi nella netiquette del forum scrive: "Il forum non può diventare un luogo dove chiunque si sente autorizzato a dire tutto ciò che vuole, sfruttando l'anonimato offerto dalla rete. Intervenire in modo deciso significa attirarsi le antipatie dei soliti pseudo-paladini della libertà, ma è l'unica strada percorribile se si vuole tutelare la credibilità del forum stesso e la maggioranza dei forumendoli [forumendoli? what??] i quali, per fortuna, prima di parlare pensano, se le cose non le sanno chiedono, non hanno malumori, interessi o vendette personali in corso", mi limito a dire che se provasse a tirarsela un po' meno e a sforzarsi di tollerare un po' di più chi non la pensa come lui, tutelerebbe mille volte meglio la credibilità del forum e non offenderebbe l'intelligenza di quei forumisti che alle loro ragioni vorrebbero fossero contrapposte altrettante ragioni e non dogmi della fede.

mercoledì 23 settembre 2009

La flora che ci minaccia

Ecco finalmente una buona ragione per eliminare i boschi di Piazzatorre:

impediscono l'atterraggio agli elicotteri di soccorso.

:-))

Auguri di pronta guarigione alla signora.

lunedì 21 settembre 2009

Dibbattiti

Il "dibbattito" ferve sul caso Piazzatorre. Un po' troppo tardi forse.

Interessanti i commenti al servizio di Vabrembana News: posizioni per lo più radicali, o di qua o di là, niente prigionieri, nella più verace tradizione dell'Italia attuale. Io ho ragione e tu no. Per che motivo? Ma è così ovvio che è inutile spiegarlo! Suvvia, mi meravigli!

Parola d'ordine "dagli all'ambientalista", e chi non s'adegua prontamente e con entusiasmo dev'essere senz'altro uno sporco collaborazionista, da bruciare anch'egli.

Manca solo il "Gott mit uns".

Tranquilli ragazzi, tranquilli, fatevi una camomilla. Lo faranno il PII.

mercoledì 9 settembre 2009

Bene, bravo, bis!

<<La crisi economica ha gravato sia sul turismo d’affari che su quello di “piacere”. È il commento, a caldo, del presidente degli albergatori bergamaschi. La speranza è che con la stazione invernale la situazione cambi. Non ci resta che aspettare che la crisi passi – ha spiegato – così che il territorio possa manifestare il suo vero potenziale. Sia per quanto riguarda il turismo d’affari che per quello di “piacere”. Una ripresa economica che porterà quindi benefici anche nel settore turistico.
Soprattutto in quelle località che investono e fanno del turismo un fiore all’occhiello. Se si prosegue sulla scia dello scorso anno – ha aggiunto Zambonelli – con investimenti in montagna
per l’innevamento, per rinnovare gli impianti, e per i servizi, credo che si prospetti una stagione ricca di soddisfazioni. Anche perché non più legata al solo meteo. Quindi, piste bianche senza dover aspettare che nevichi. Tutto però è adesso legato all’economia, che in tempi difficili comporta l’unanime volontà di limitare le spese. E quindi anche le vacanze o i viaggi di affari.>>

Ecco, il sig. Zambonelli sì, che ha capito tutto: i turisti calano? è colpa della crisi (mica della, spesso, penosa offerta che viene loro proposta a prezzi da gioielleria); il turismo estivo langue? chissenefrega, l'importante è quello invernale; il clima non è generoso di neve? embè? ci avemo li cannoni.

Zambonelli, glielo dico in milanese: ma va a ciapà i ratt!

sabato 5 settembre 2009

Paralleli

Da "Italians" (Corriere della Sera) del 4 settembre 2009.

"La bulimia edilizia, negli ultimi anni, sta cambiando la faccia di Santa Teresa Gallura, ed è un vero peccato: il luogo resta magico, non compromesso come Cala Gonone, Costa Rei o Costa Paradiso (sia pace all'anima sua). Ne ho accennato anche dal palco in Piazza Manna, durante "Musica sulle Bocche" (26-31 agosto, foto sotto). Mi risulta però che le grandi lottizzazioni siano state approvate dall'amministrazione precedente (Nicoli, centrosinistra), e l'attuale sindaco (Bardanzellu, centrodestra) abbia le mani legate. Sbaglio?Aggiungo: Santa Teresa e Aglientu possiedono la costa più spettacolare e intatta d'Italia (non ce n'è per nessuno: andate a Naracu Nieddu, sotto Montirussu, resterete a bocca aperta). E' giusto che queste tesoro produca redditi e benessere per la popolazione locale. Ma non è possibile che l'unico modo di produrli sia costruire-costruire-costruire, mangiandosi il territorio a poco a poco. Anche nei servizi c'è ricchezza. Qui punterei. Ma occorrono idee, iniziative e collaborazione civica - che in Sardegna spesso manca. In agosto sono tornato anche in Alta Val Badia, a mio giudizio la montagna più bella d'Italia, l'equivalente alpino della Gallura (come unicità, bellezza, varietà di clientela). I ladini proteggono le loro valli con le unghie e con i denti, e si aiutano tra loro; i galluresi molto meno. E questo, secondo me, spiega molte cose. Detto tutto ciò: la Gallura è casa loro, non casa nostra. In quell'angolo di Sardegna ho passato parte della mia vita, ho tanti ricordi e molti amici. Qualunque decisione prenderanno, io la rispetto"
.

Prima la domanda: i brembani, quanto proteggono le loro valli? Quanto si aiutano tra loro?
Poi la promessa: comunque finisca la vicenda del PII di Piazzatorre, accetteremo l'esito, rispettando la volontà dei Piazzatorresi.

martedì 1 settembre 2009

PRESENTATO IL RICORSO!

Accidenti! L'ho saputo solo da pochi minuti e mi sono precipitata a controllare. Sembra proprio così, Legambiente avrebbe deciso di impugnare il PII presentando un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Tramontata dunque l'ipotesi di un ricorso a cura di alcuni carbonari, si è passati alle vie di fatto direttamente da parte di un'associazione ambientalista.

Mah, sono sempre perplessa di fronte alla via giudiziaria quando l'origine dei problemi sta in un approccio culturale ad uno specifico tema, però, chissà, forse anche un ricorso può servire e sortire effetti. Staremo a vedere.

Contrasti e decisioni

Ad Oltre il Colle la cronaca è vivace ultimamente. Interessante. Tre notizie di questa fine d'estate, ci fanno sapere che sui "metodi" per governare il turismo ed il territorio, talvolta, non c'è solo passività.

Il bello è che due di queste notizie, segnalano un fatto dando conto di risvolti che non ci si aspetterebbe. Da un lato un'estate "da incorniciare" per quanto riguarda gli afflussi, dall'altra la protesta veemente di un bel gruppo di villeggianti delusi dalla scarsità di iniziative messe in campo dal Comune.

Sullo sfondo, a far da collante alle prime due, la terza notizia, e lo scontro, neppure tanto velato, sul PGT e sulle sue previsioni, che paiono orientarsi ad uno stop nei confronti dell'edificazione indiscriminata del territorio.

Oltre il Colle, poco meno di 1.100 residenti (meno di 500 famiglie) vede la presenza di circa 3.000 seconde case, un rapporto abnorme per quanto lontano dai record di Foppolo e Piazzatorre, con numeri simili dovrebbe essere la cosa più ovvia decretare lo stop alle nuove costruzioni, e invece no, c'è chi protesta farneticando di "blocco di ogni possibile sviluppo". Staremo a vedere chi la spunterà, ma siamo molto, molto pessimisti.

domenica 30 agosto 2009

La nostra risposta

Caro sig. G.A., apprezziamo i toni della sua garbata lettera, ma non condividiamo il merito della stessa.

In primo luogo, ci permetta, non abbiamo armi da deporre. Non ci siamo mai sentiti in guerra con alcuno, in questa vicenda non abbiamo mai pensato di indicare nemici. Si può pensarla in modo opposto su qualsiasi tema, senza per questo doversi necessariamente accoppare, sia pure metaforicamente.

Lei ha ragione su un punto: i piccoli Comuni ed i loro amministratori sono pressoché abbandonati a sé stessi nel gestire il territorio e nel cercare di rendere la vita un po' meno grama ai loro cittadini. I Sindaci sono in trincea e le retrovie o sono vuote o molto, molto, lontane, distratte da altro.

Questa però non può essere la giustificazione per mettere pezze peggiori del buco.
Del PII abbiamo scritto e riscritto che, così come concepito, si dimostrerà una jattura, non è una convinzione o una sensazione, ma la trasposizione al caso piazzatorrese di numerosi esempi, magari definiti con altre sigle, già iscritti nella storia urbanistica di tanti paesi e paesini delle Alpi.

Di Federica Arioli abbiamo riconosciuto la buona volontà e la buona fede, la mala fede stava (e sta) altrove, ma non possiamo dimenticare che è stata lei a cambiare rotta senza essere obbligata a farlo: se non si condivide un'idea ci si dimette, se non lo si fa allora significa che quell'idea è condivisa.

Quanto alla capacità del PII di tradurre in sé la speranza di rinascita, ci consenta una domanda: quale speranza si può riporre in un qualcosa che non è ancora, a più di un anno di distanza, stata compresa sino in fondo? Non più tardi di ier l'altro, parlandone nel parcheggio di fronte a "L'Oca d'Oro", è emerso, chiaro come il sole, che alcune persone non hanno coscienza del fatto che anche dietro al palazzo comunale sorgeranno nuovi condomini di tre-quattro piani. Se questo è l'esito dell'informazione fornita, non possiamo che concludere che essa non è stata adeguata, oppure che, al contrario, ha perfettamente raggiunto lo scopo: confondere.

Secondo noi è stata operata una scelta netta, puntando esclusivamente sull'afflusso agli impianti di risalita, una scelta tesa a fare di Piazzatorre una specie di San Simone, non un borgo vivo ma una località per utilizzatori temporanei, che si trasforma in paese fantasma non appena la neve se ne va. Scelta legittima, beninteso, ma sciagurata e costosissima in termini ambientali, ed il tempo, sempre galantuomo, lo dimostrerà.

Come sempre abbiamo detto, però, ci auguriamo di sbagliare.

martedì 25 agosto 2009

Capisco, ma non condivido

In questo post pubblico una lettera che è arrivata al nostro indirizzo di posta elettronica mailto:salviamopiazzatorre@gmail.com.

E' una lettera firmata, con tanto di nome e cognome. Per rispetto della privacy riporterò solo le iniziali del mittente.

Premetto che, pur rispettando i suoi contenuti, non li condivido, ma una risposta non intendo fornirla subito, se non altro per dare prima spazio ad eventuali commenti.

"Seguo da diversi mesi il vostro blog, che ritengo un mezzo di informazione adeguato rispetto agli argomenti che trattate. Vorrei esprimere il mio pensiero sulla questione del PII argomentando in modo compiuto, per questo ho scritto questa lettera anziché commentare uno degli articoli sul blog. Io credo che Piazzatorre si trovi in una situazione oggettivamente difficile da gestire, non invidio la posizione del sindaco di un piccolo comune, soprattutto se di montagna: pochi fondi, competenze che si estendono a troppi fronti, inadeguatezza delle strutture, tutti elementi che scoraggerebbero molti.Ma cosa può fare un sindaco in situazioni così critiche, se non appellarsi a chi è in gradi di fornire un sostentamento economico ad un'iniziativa che, sia pure discutibile e discussa, è spesso priva di alternative. Voi avete assunto una posizione molto critica, a me sembra anche ideologica, nei confronti del PII e dell'amministrazione che lo ha varato, quella del sindaco Federica Arioli. Forse saranno anche stati commessi degli errori, delle imprecisioni, ma scrivere adombrando la mala fede, come vi è capitato di fare, a me pare fuori luogo. Il PII non sarà perfetto, ma rappresenta una speranza per molte persone di Piazzatorre, non come voi sembrate dire, solo per gli sciatori. Dite di amare Piazzatorre ma non sembrate avere molto affetto per i suoi abitanti! Riconosco che avete anche accennato a strade diverse per sostenere il sistema economico e turistico di Piazzatorre e che, in fin dei conti, vi premono le sorti del bosco alla Tagliata, che in effetti è un bel bosco, che anch'io non mi sentirei di liquidare puntando sul fatto che tanto di boschi ce n'è tanti. Però non avete avuto certo la mano leggera e probabilmente qualche malumore l'avete creato, persino disorientando alcuni tra quelli che sosteneveno e sostengono il programma. Se il PII va avanti è perché alla fine la determinazione ha prevalso, assieme alla consapevolezza che indietro non si poteva più tornare. Io vi invito a deporre le armi e a collaborare in prima persona alla migliore attuazione del programma, certo che l'esito potrà un giorno essere apprezzato anche da voi. Distinti saluti."
.
G. A.

sabato 22 agosto 2009

Il casino che sarà...

... quando i lavori alla Tagliata cominceranno, sarà qualcosa di simile, o di peggio (molto peggio), a quello descritto qui, in relazione a quanto sta accadendo presso l'Alpe di Siusi (BZ).

Le reazioni di turisti e residenti, dettate dal vedere coi propri occhi cosa significhi trasformare una località in un cantiere, sono ben descritte. Ma molto interessanti sono anche i commenti, in particolare il primo, che vi invito a leggere e che qualche riflessione dovrebbe innescarla.

mercoledì 19 agosto 2009

Eccezionali!

Beh, questa è fantastica. Visto che le voci più fantasiose si spargono per il borgo, che fa il Comune? Provvede con sprezzo del ridicolo a mettere sul proprio sito il seguente annuncio:

"Gentili visitatori del portale del Comune di Piazzatorre,

si è voluta da parte dell' Amministrazione Comunale la presenza di una voce ufficiale direttamente online per aggiornare residenti, turisti e villeggianti sulla situazione attuale e le prospettive future legate al piano di rilancio turistico che interessa ed interesserà nei prossimi anni il territorio di Piazzatorre.

Dare un informazione corretta e corrispondente alla pura realtà dei fatti per tutti coloro che desiderano essere informati su tutto ciò che il Comune di Piazzatorre e la società Alta Quota stanno facendo,questo è il nostro obbiettivo.

Invitiamo pertanto chi fosse interessato a contattarci tramite il seguente indirizzo e-mail: info@piazzatorre.eu".


Capito? Non è che le informazioni le mettono sul sito, immediatamente accessibili a tutti, no, troppo facile. Per sapere di che morte morirà Piazzatorre bisogna scrivere e fare apposita richiesta, all'Ufficio Turistico(!). Piazzatorre.eu è, infatti, il dominio web registrato a nome dell'UTP.

Dunque informazioni di interesse generale debbono essere acquisite come se fossero coperte da chissà quale riservatezza e, in più, non scrivendo al Sindaco ma ad un'ufficio che con il procedimento del PII nulla ha a che fare. Eccezionali.

giovedì 13 agosto 2009

Good News

Grazie al Cielo, non tutti gli amministratori comunali guardano il territorio e provano a tradurlo in Euro.

Valle Brembana News riporta una notizia importante, riguardante la piccola comunità di Roncobello. La riporto integralmente:

Adottato il Piano del territorio: tolti 28 mila metri cubi, via ai recuperi in centro. Roncobello – Mantenere gli edifici esistenti, favorire gli interventi di riqualificazione dell’edilizia rurale e stop alle nuove costruzioni e alla realizzazione di impianti di risalita. Questi alcuni dei punti centrali del nuovo Piano di governo del territorio adottato dal Comune di Roncobello. Si è trattato di un lavoro iniziato nel settembre del 2006, che ha portato a incontri di studio e alla presentazione al gruppo di minoranza, alla popolazione e alle associazioni locali. Il Pgt ha permesso di ordinare e aggiornare il vecchio piano regolatore del 1982, giungendo, attraverso la definizione di alcuni criteri fondamentali, alla stesura definitiva. Fra gli obiettivi, particolare importanza ha rivestito la tutela e la valorizzazione ambientale dell’ambito montano.
«Abbiamo ritenuto fondamentale – spiega il sindaco Antonio Gervasoni (Uniti per Roncobello) – la scelta di sviluppare e mantenere quanto già esistente dal punto di vista dell’edilizia, incentivando il centro storico. Non riteniamo opportuno che in paese si debba costruire ancora ed escludiamo anche la previsione di ambiti di espansione produttiva, favorendo però l’insediamento di attività del settore terziario». Rispetto al precedente Prg, sono stati stralciati i 28 mila metri cubi di volumetria in località Grumello ed è stata esclusa la previsione di impianti di risalita per lo sci alpino. «Sempre nel rispetto dell’ambito montano – continua Gervasoni – intendiamo invece realizzare un rifugio a Mezzeno e la strada di collegamento intervallivo con la valle Seriana».
Nel Pgt è inserita la possibilità di riconversione dell’edilizia rurale per trasformarla in residenziale e viene posta una particolare attenzione alla valorizzazione della zona archeologica del Castello, del Mulino di Baresi e del Parco delle Orobie. Il lavoro eseguito per la stesura del Pgt ha permesso al Comune di dotarsi di una ricca documentazione. Attraverso il volo aereo si sono potute realizzare carte dettagliate del territorio, riportate anche su sistema digitale. Sono inoltre state mappate le infrastrutture presenti, quali acquedotti, idranti, fognature e rete del gas metano. Per quanto riguarda il centro storico è stato approntato un fascicolo a schede con fotografie e con la descrizione dettagliata di ogni costruzione e il suo stato di conservazione. È stato inoltre approntato un inventario fotografico delle santelle e degli affreschi presenti sugli edifici. «È stato uno studio lungo e laborioso – conclude il sindaco – che permetterà nei prossimi anni di avere un quadro chiaro, preciso e funzionale del paese».
La votazione per l’adozione del Pgt ha visto l’astensione dei due consiglieri di minoranza presenti in aula. «È stato stravolto il precedente Prg – dice Luciano Gervasoni (Nuovi orizzonti) – con l’eliminazione degli impianti di risalita e dell’edificabilità. Condividiamo i criteri di tutela e di salvaguardia del territorio, ma crediamo che il Comune si sia chiuso rispetto a possibili vie di sviluppo, scegliendo una strada più conservativa. Di fatto questa scelta della maggioranza elimina per il futuro la prospettiva di sviluppo turistico».
L’approvazione finale del Pgt è prevista per il prossimo autunno.

Che dire? Speriamo che il sindaco Antonio Gervasoni non resti il solo a comportarsi così. Bravo, Sindaco, in bocca al lupo.

venerdì 7 agosto 2009

Comunisti!

Che altro potrebbero essere! Sovversivi! Terroristi!

Solo gentaglia simile può scrivere cose del genere! E solo quella banda di bolscevichi di Bergamo News può pubblicarle.

O no? No, perché si dà il caso che il sottoscritto e la Mara (Claudio un po' meno, ma nessuno è perfetto) siano grandi fans del nostro attuale Presidente del Consiglio, insomma due soggetti non proprio left embedded. Che ci volete fare, è un mondo difficile, pieno di contraddizioni, c'è chi odia l'America ma beve Coca Cola e chi ha cuore e portafogli a destra ma non disdegna temi spesso cari alla sinistra. Sarà che butterei volentieri a mare quattro quinti dell'ex Forza Italia, tutti i ciellini inclusi, mah!

Comunque, per tornare ai temi che ci interessano, che ci dice l'articolo di BN? Questo:

Seconde case osservate speciali: è questo il tema dell'annuale rapporto di Carovana delle Alpi, campagna di Legambiente organizzata con il contributo del Ministero dell'Ambiente, del Territorio e del Mare, che si concentra sulla qualità turistica delle località alpine guardandola dal particolare punto di osservazione della quantità di seconde case, chiamate anche 'letti freddi', per il fatto di essere alloggi chiusi e inutilizzati per gran parte dell'anno. Il rapporto, per la prima volta, assembla ed interpreta i dati disponibili sulle principali località turistiche montane. In Lombardia i comuni turistici montani esaminati dal rapporto sono 35, ed hanno numeri rispettabili per quanto riguarda il turismo, con oltre 31.000 posti letto di cui 24.000 alberghieri. A questi però andrebbero aggiunti i cosiddetti 'letti freddi', quelli delle seconde case appunto, che benchè chiuse e 'fredde' per buona parte dell'anno, sono presenti in queste località in numero impressionante: ben 68.000 seconde case , un valore che corrisponde al 70% delle abitazioni presenti. La Lombardia è prima in classifica, tra tutte le regioni alpine, quanto a numero di seconde case montane. «Il problema delle seconde case è presente in tutto l'Arco Alpino – spiega in una nota Legambiente - ma mentre nei Paesi tedeschi si cerca di arginarlo con misure urbanistiche e fiscali, da noi la speculazione d'alta quota pare inarrestabile, ed è assecondata dai condoni e dall'attuale 'piano casa» . I numeri delle principali località turistiche montane della Lombardia evidenziano la concentrazione alberghiera che caratterizza l' Alta Valtellina , che con 11.700 posti letto alberghieri copre ben il 49% dell'offerta, facendone il comprensorio trainante dell'intero turismo montano della regione. All'interno del comprensorio spicca fortemente il ruolo della località di Livigno , 'star' turistica delle Alpi lombarde con 4982 letti alberghieri e 2674 extralberghieri, mentre i due terzi delle quasi 10.000 seconde case sono concentrate nell'agglomerato Bormio-Valdisotto-Valdidentro. Rilevanti, secondo il parametro della ricettività alberghiera, anche il comprensorio dell'alta Valcamonica (Ponte di Legno e Temù) con 1891 letti alberghieri, quello di Aprica (che comprende la camuna Corteno Golgi), con 1737 letti, dell'Alta Valchiavenna (Campodolcino e Madesimo) con 1416 letti e della Valmalenco (Chiesa, Lanzada e Caspoggio) con 1374 letti. Purtroppo però a livello regionale la ricettività offerta dalle seconde case surclassa abbondantemente quella delle attività turistiche vere e proprie: per ogni letto alberghiero ed extralberghiero ci sono infatti ben 1,63 'case fredde' . Complessivamente povero di ricettività alberghiera è il territorio orobico , dove si concentra maggiormente la 'piaga' delle seconde case, presenti dovunque, anche al di fuori delle località di notorietà turistica, con una forte concentrazione nelle valli bergamasche (le località turistiche della Val Seriana con Valbondione, Castione, Clusone, Fino del Monte, Gromo, che contano 11.700 seconde case; quelle della Val Brembana con Piazzatorre e Foppolo con 3400 case, Schilpario in Val di Scalve ed infine alcune località turistiche molto prossime alla città di Bergamo, come Selvino, Serina, Roncola, con altri 6.400 alloggi): complessivamente le 11 località turistiche bergamasche comprendono un terzo delle seconde case dell'intero campione lombardo! Rilevanti concentrazioni di seconde case si rinvengono anche nei comprensori dell'Alta Val Camonica (6400 seconde case tra Pontedilegno e Temù), dell'Aprica (7660 seconde case tra Aprica e Corteno), della Valmalenco (5600) e dell'Alta Valchiavenna (5400), oltre che in località caratterizzate da turismo consuetudinario e familiare (Borno, Barzio, Collio e Bagolino). Nello scenario lombardo si evidenziano alcuni esempi particolarmente negativi e sbilanciati: le stazioni sciistiche di Madesimo, Piazzatorre e Foppolo , con una dotazione di seconde case pari o superiore al 90% dell'intero patrimonio abitativo, il gigantesco agglomerato di seconde case di Castione della Presolana , ma anche quelli di Pontedilegno , dell' Aprica e della Valmalenco , territori che devono meglio valorizzare il loro straordinario patrimonio ambientale evitando di continuare sulla strada della specializzazione sciistica e della connessa speculazione edilizia. Gli esempi virtuosi sono poco numerosi, in una regione che non ha mai sviluppato una vera politica per il proprio turismo montano, ma proprio per questi da segnalare. In primo luogo quello di Valmasino, piccolo centro che sta finalmente trovando una propria caratterizzazione turistica in grado di valorizzare il suo eccezionale scenario paesaggistico e ambientale senza farsi tentare dalle lusinghe del cemento. Livigno è la capitale indiscussa del turismo d'alta quota, con una presenza di seconde case tutto sommato contenuta, in un contesto che punta molto sulla destagionalizzazione e diversificazione dell'offerta turistica. Valfurva deve probabilmente al Parco dello Stelvio il fatto di aver conservato una buona struttura dell'accoglienza turistica, anche se le gravi ferite speculative inferte dai grandi eventi sportivi del 1985 e del 2005 hanno segnato l'avvio di una deriva che richiede una rapida e consapevole inversione di rotta.

Insomma, un bel disastro. Nel quale Piazzatorre si distingue. Rullo di tamburi, signore e signori! Nel campionato alpino italiano di cemento diffuso a profusione, Piazzatorre si piazza (in termini percentuali "seconde case / case totali") al decimo posto, stracciando località blasonate come Valtournanche, Courmayeur, Bardonecchia, Limone Piemonte, Macugnaga, Ponte di Legno.

Ma è sul risultato regionale che l'orgoglio brembano può sbrodolarsi addosso: Piazzatorre guadagna il bronzo, con un bel 89,55% di seconde case, dietro a Madesimo (92,79%) ed all'inarrivabile Foppolo (93,75%), prima assoluta anche nella classifica generale.

Accidenti, ora mi è tutto chiaro: Piazzatorre vuole il primo posto in classifica generale! Ecco la ragione del PII! Vai Piazza, sei tutti noi!!!!


Stupidità et similia

Riporto con piacere il commento al post "I dubbiosi parlino (che è ora)" perché lo considero una specie di medaglia.

A chi lo ha scritto rispondo, con il rispetto che non merita, che evidentemente lui considera stupido ciò che è "fastidioso" in quanto critico.

Avesse almeno il coraggio di dirci "sono il sig. Pinco Pallo, ho questi interessi da difendere, dall'operazione penso di guadagnare X". No, si limita a consigliarci, con fare da mafiosetto di quart'ordine, di occuparci degli affari nostri, di casa nostra, che la Valle Brembana, così par di capire, è "cosa sua".

Beh, si metta il cuore in pace, non gliela daremo questa soddisfazione. E per sfotterlo come merita, pubblicheremo tutti i suoi eventuali ulteriori commenti (a meno che non contengano volgarità indecenti).

Dopodiché, giusto per prenderci almeno un merito, anzi, due, gli ricordo che se il Comune di Piazzatorre non ha commesso l'ennesimo abuso in occasione della VAS del Programma Integrato, ed ha pubblicato sul proprio sito tutti i documenti, lo si deve all'ostinazione di Mara, che ha pressato l'ex Sindaco, Federica Arioli. E quanto al presunto bla-bla e basta, gli ricordiamo, anche, che in questo post suggerivamo qualche ideuzza non piovuta da Marte, ma assemblata in base a cose già viste e che hanno funzionato.

giovedì 6 agosto 2009

Sarà il caso di preoccuparsi un po'?

"Corrierone" di stamane, 6 agosto 2009, pubblico il link, senza commenti.
La notizia mi sembra già sufficientemente allarmante di per sé, senza bisogno di calcare la mano.

Ovviamente non ci aspettiamo che in pieno agosto chi (amministratori pubblici) dovrebbe agitarsi un po' e chiedersi se sta facendo il bene o il male del territorio, abbia voglia di farsi domande, però, chissà, magari a settembre (come i rimandati della scuola d'un tempo che fu).

martedì 4 agosto 2009

I vacanzieri dell'apocalisse

Riporto un articolo di Giorgio Todde, pubblicato sul quotidiano "La Nuova Sardegna" di oggi, martedì 4 agosto 2009.

Il legame con gli argomenti qui trattati è il solito: l'imbecillità cementificatoria e l'illusione di creare ricchezza per tutti attraverso la rendita fondiaria (che la ricchezza la crea per pochi, pochissimi). In val Brembana le seconde case, in Sardegna gli alberghi. Cambia l'oggetto ma non la sostanza.

"Chi ama il paesaggio viene talvolta liquidato come estremista, pasdaran, massimalista, komeinista, fanatico, oppure apostrofato con formule vuote come “basta con le ideologie”, “siete quelli del no”. Ma vediamo.

Chiamano vacanze gli sbarchi apocalittici in Gallura, le migliaia di auto arroventate, l’isola scossa di colpo da un turismo anfetaminico, una regione di un milione e mezzo di abitanti che brulica per un mese di altre centinaia di migliaia di persone piene di esigenze spirituali e corporali, i fuoristrada sulle dune di Piscinas, le spiagge trasformate in rosticcerie, i fiumi di alcol, le cale alla nafta, i ginepri amputati. Ma neppure davanti a tutto ciò si riflette sulla necessità di governare questo fenomeno distruttivo, questo uso sfrenato della nostra unica risorsa. No. Si accetta qualsiasi cosa. La stagione è corta, dicono, e allora allunghiamo gli alberghi.

C’è stato un indicativo convegno promosso dagli albergatori e dai rappresentanti dell’onesto partito detto dei Riformatori che vuole riformare anche gli alberghi i quali non devono lavorare solo due mesi l’anno e dovrebbero procurare lavoro per dodici mesi anziché dispensare uno stipendio che appare a luglio e agosto, poi scompare e riappare, forse, un anno dopo.

Ma neppure gli integerrimi Riformatori hanno resistito alla mania irragionevole del cosiddetto “premio di cubatura” che non si rifiuta a nessuno. Così abbiamo saputo che a 300 metri dal mare si possono costruire palestre, centri benessere e centri congressi. Tra i 300 metri e i 2 chilometri, per ottenere il 20% di letti in più si aumenta la volumetria del 50%. Nel manuale del perfetto cementificatore non è mancato il tocco di verde dei campi da golf che devono essere fatti subito sennò i filantropi investitori vanno da altre parti. Un pasdaran albergatore ha deplorato che in questa lotteria dei premi di cubatura ci si è dimenticati degli sfortunati alberghi a 300 metri e ha chiesto come rimedio alla crudele ingiustizia il 10% di metri cubi in più per chi è là da 5 anni, il 20% per chi è lì da 10 anni e il 30% se l’albergo è là da 20 anni o più. Un’usucapione alberghiera. Così, hanno detto, si sta “al passo coi tempi”.

Comunque vada ti premiano con un allargamento o un allungamento. Questo sì, ci pare un modo ideologico di concepire regole fondate su diritti inesistenti che, oltretutto, ignorano diritti fondamentali. Perfino i pacati Riformatori prevedono regali a chi, come gli albergatori isolani, ha fallito, lavora un mese l’anno ma pretende una ricompensa per la propria incapacità. Come se per rimediare al tracollo di una fabbrica si proponesse di allungarla con un bel premio in metri cubi.

C’è nell’aria un massimalismo del metro cubo, un estremismo edilizio, un fanatismo sviluppista. La stagione è corta e allora si prolungano gli alberghi. Nessun tentativo di governare gli avvenimenti, solo la volontà di inseguirli affannando, chiusi in un’asfissiante visione edificatoria del mondo.

Lo stesso atteggiamento “ideologico” di chi, sgombro dalla prudenza del dubbio, vide nella chimica l’unico possibile futuro dell’Isola, creò posti di lavoro di cartapesta e molto dolore.

Basterebbe in questi giorni un’occhiata ai moli infernali di Olbia per comprendere che non servono metri cubi ma regole. Fra trenta giorni tutti se ne andranno e ricomincerà il lamento dell’inoperoso albergatore sardo.

Quando la costa sarà una costruzione continua, esauriti i perniciosi premi di metri cubi, privi dell’unico patrimonio che possediamo, il Paesaggio, poveri senza rimedio, prenderemo di colpo coscienza, come è accaduto per la chimica, della scelta rovinosa che abbiamo fatto. Non abbiamo saputo governare la nostra terra e non avremo più nulla di nostro, né un’ideale di paesaggio, né di territorio, né di patria".

I dubbiosi parlino (che è ora)

Beh, ora davvero nessuno può più dire che siamo solo noi ad avere dubbi sull'equazione "più seconde case = più turismo". Pare che anche dalle parti di Foppolo il fronte dei lietopensanti abbia qualche incrinatura. Gli ultimissimi commenti (3 agosto 2009) al post sul PII del piazzale alberghi di Foppolo sembrano andare proprio in questa direzione.

Resisteranno, quei commenti, ai possibili mal di pancia dei moderatori di quel forum?

giovedì 30 luglio 2009

Le cavallette

Tratto da L'Espresso del 30.07.2009

N.B.: pregasi NON commentare con str.....e sull'orientamento politico del periodico suddetto. In questo blog si parla della terra su cui poggiamo i piedi, non della lotta tra il bene e il male secondo i diversi punti di vista.

Dagli anni Novanta i comuni italiani stanno autorizzando nuove costruzioni a ritmi vertiginosi: oltre 261 milioni di metri cubi ogni 12 mesi. Nel giro di tre lustri, dal 1991 al 2006, ai fabbricati già esistenti si sono aggiunti altri 3 miliardi e 139 milioni di metri cubi di capannoni industriali e lottizzazioni residenziali. È come se ciascun italiano, neonati compresi, si fosse costruito 55 scatole di cemento di un metro per lato. Il record negativo è del Nordest, con oltre un miliardo di metri cubi, pari a una media di 98 scatoloni di cemento per ogni abitante. Il risultato, secondo l'Istat, è «impressionante ». Al Nord l'intera fascia pedemontana è diventata un'interminabile distesa di cemento e asfalto «quasi senza soluzioni di continuità»: città e paesi si sono fusi formando «una delle più vaste conurbazioni europee». Una megalopoli di fatto, cresciuta senza regole e senza alcuna pianificazione, che dalla Lombardia e dal Veneto arriva fino alla Romagna. Al Centro «stanno ormai saldandosi Roma e Napoli». E nel Mezzogiorno «l'urbanizzazione sta occupando gran parte delle aree costiere». L'escalation edilizia, come certifica sempre l'Istat, non ha alcuna giustificazione demografica. Tra il 1991 e i 2001, date degli ultimi censimenti, la popolazione italiana è lievitata solo del 4 per mille, immigrati compresi, mentre «le località edificate sono cresciute del 15 per cento». Nonostante questo, dal 2001 al 2008 il consumo di territorio è aumentato ancora: in media del 7,8 per cento, con punte tra il 12 e il 15 in Basilicata, Puglia e Marche e un record del 17,8 in Molise. Fino agli anni '80 la Liguria era la regione più cementificata. Negli ultimi sette anni le capitali del mattone, come quantità assolute, sono diventate Lazio, Puglia e Veneto. Solo quest'ultima regione ha perso altri 100 chilometri quadrati di campagne. A colpi di condoni Le statistiche dell'Istat segnalano un rapporto diretto tra i nuovi fabbricati e le sanatorie dei vecchi abusi, varate sia dal primo che dal secondo governo Berlusconi. Nonostante i proclami di regolarizzazione che accompagnavano ogni condono, l'edilizia selvaggia ha continuato ad arricchire i furbi: nel 2008 l'Agenzia per il territorio ha scoperto, solo grazie alle foto aeree, oltre un milione e mezzo di immobili totalmente sconosciuti al catasto, cioè non registrati neppure come abusivi. Uno scandalo concentrato al Sud. Al Nord invece la legge Tremonti del '94, che detassava gli utili per farli reinvestire in nuovi macchinari aziendali, in realtà ha fatto esplodere la costruzione e l'ampliamento dei capannoni industriali e commerciali: oltre 156 milioni di metri cubi all'anno. Dietro la cementificazione del territorio c'è anche un'altra ingiustizia fiscale. Damiano Di Simine, responsabile di Legambiente in Lombardia, spiega che «l'assurdità del caso italiano è che i comuni sono costretti a finanziarsi svendendo il territorio »: «Gli oneri di urbanizzazione, da contributi necessari a dotare le nuove costruzioni di verde e servizi, si sono trasformati in entrate tributarie, per cui le giunte più ricche e magari più votate sono quelle che favoriscono le speculazioni». Nei paesi europei più avanzati succede il contrario: apposite "tasse di scopo" puniscono chi consuma territorio. Mentre in Italia, come segnala l'Istat, la pressione edilizia è tanto forte da scaricare i cittadini perfino «in aree inidonee per il rischio sismico o idrogeologico ». E tra migliaia di enti inutili, non esiste neppure un ufficio pubblico che misuri l'avanzata del cemento. La distruzione del verde L'unico studio di livello scientifico è stato pubblicato all'inizio di luglio da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano, dell'Istituto nazionale di urbanistica e di Legambiente. L'Istat infatti può quantificare, scontando i ritardi delle burocrazie locali, solo i «permessi di costruire», cioè le licenze legali. Alle statistiche ufficiali, dunque, sfuggono tutti gli abusi edilizi, oltre alle chilometriche colate di asfalto, dalle strade ai parcheggi, che accompagnano e spesso precedono le nuove costruzioni. Mettendo a confronto foto aree e mappe della stessa scala, disponibili solo in tre regioni e in poche altre province, i ricercatori di questo "Osservatorio nazionale sui consumi di suolo" hanno scoperto che in Lombardia, tra il 1999 e il 2005, sono spariti 26.728 ettari di terreni agricoli. È come se in sei anni fossero nate dal nulla cinque nuove città come Brescia. La media quotidiana è spaventosa: ogni giorno il cemento e l'asfalto cancellano più di 10 ettari di campagne in Lombardia e altri 8 in Emilia, dove tra il 1976 e il 2003 (ultimo aggiornamento geografico) è come se Bologna si fosse moltiplicata per 14. Lo studio smentisce anche il luogo comune che vede nel cemento l'effetto dello sviluppo produttivo. In Friuli, tra il 1980 e il 2000, è scomparso meno di un ettaro al giorno. Mentre il Piemonte ha perso più di 68 chilometri quadrati di campagne nel decennio 1991-2001, quando il suolo urbanizzato è aumentato dell'8,7 per cento, mentre la popolazione è scesa dell'1,4. Gli urbanisti del Politecnico ammoniscono che questo modello di sfruttamento (l'Istat lo chiama «consumismo del territorio») ha ricadute pesantissime sulla vita delle famiglie. «Il fenomeno delle seconde e terze case è legato anche alla fuga dalle città sempre più invivibili», riassume il professor Arturo Lanzani: «Ma la scarsissima qualità dei nuovi progetti finisce per spostare il traffico e lo smog verso nuovi spazi congestionati ». Paolo Pileri, il docente che dirige l'Osservatorio, fa notare che «in Germania, Olanda, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera i governi cambiano le leggi urbanistiche per limitare fino ad azzerare i consumi di suolo. Mentre in Italia non abbiamo neppure dati attendibili». Anzi, il governo punta tutto su un nuovo boom edilizio. Le pagelle al piano casa Per il presidente di Italia Nostra, Giovanni Losavio, la riforma berlusconiana «è peggio di un condono, perché abolisce le regole anche per il futuro: permessi e controlli diventano inutili, ora basta la parola del progettista». «Bocciatura piena » anche da Legambiente, che ha fatto l'esame delle singole leggi (o progetti) regionali di attuazione: «promosse» solo Toscana, Puglia e provincia di Bolzano, che oltre a salvare parchi e centri storici, impongono rigorose migliorie ecologiche e risparmi energetici. A meritare i voti peggiori sono i piani casa delle regioni più cementificate: in Veneto la legge Galan concede aumenti di volume perfino ai capannoni più orribili, in Sicilia la giunta progetta «bonus edilizi fino al 90 per cento acquistabili dai vicini». E in Lombardia spunta il "lodo Cielle": un premio del 40 per cento per l'edilizia sociale, ma con «possibile vendita a operatori privati». «Rimandate con debiti» tutte le altre regioni, mentre in Val d'Aosta è pronto il «piano camere»: più cubatura anche per gli alberghi. Il bilancio nazionale è «un puzzle urbanistico con regole diverse in ogni regione». E se in generale le giunte di sinistra resistono al Far West edilizio, la Campania fa eccezione. Vezio De Lucia, urbanista di Italia Nostra, e Ornella Capezzuto, presidente del Wwf Campania, sono i primi firmatari di un appello che descrive il piano casa varato dalla giunta Bassolino come «un nuovo sacco edilizio»: «Il solo annuncio della liberalizzazione delle nuove residenze nelle aree dismesse, senza neppure il limite che le fabbriche interessate siano davvero già chiuse, ha fatto triplicare in pochi giorni il valore dei capannoni». Il consigliere regionale della sinistra Gerardo Rosania, che da sindaco di Eboli fece demolire 437 villette abusive, lancia una mobilitazione antimafia: «Ci si dimentica che qui siamo in Campania. Chi può fare incetta di industrie abbandonate pagando subito è solo la camorra». Alleluja.

venerdì 24 luglio 2009

Il caso Zunino e la lezione per le banche

Riprendo quasi integralmente dal Corriere della Sera del 22 luglio 2009, il commento dell'editorialista economico Massimo Mucchetti. Segue postilla.

Lo spigoloso profilo del cavalier Luigi Zunino proietta l’ombra di 3-4 miliardi di sofferenze sui bilanci delle banche e, in particolare, mette alla prova la più esposta fra loro, quell’Intesa Sanpaolo che all’atto di fondazione si propose — e non a torto date le dimensioni, la storia e la cultura — come banca del Paese, ma anche Banco Popolare e Unicredit. Tra sette giorni il tribunale di Milano deciderà se dichiarare fallita l’immobiliare Risanamento. [...]

La sentenza è attesa. Potrebbe fare giurisprudenza nell’Italia alle prese con tante ristrutturazioni imposte dalla crisi. Ma comunque vada, la storia di Zunino, uomo d’affari piemontese dall’ego smisurato («sono il pilota di Formula Uno del mattone», diceva di sé), rischia di rivelarsi fonte di imbarazzi per quanti gli hanno dato fiducia pressoché sulla parola, mentre alla clientela minuta si pratica l’esame del sangue com’è anche giusto che si faccia quando si maneggiano i soldi degli altri.

L’imbarazzo nasce dal bilancio 2007 della Zunino Investimenti Italia, la holding non quotata che possiede le immobiliari Tradim e Nuova Parva, anch’esse non quotate, e la Risanamento. Ebbene, lo stato patrimoniale consolidato esponeva 3,5 miliardi di debiti a fronte di 96 milioni di capitale e riserve. La leva finanziaria era pari a 35 volte, e con una singolare postilla: la quota di capitale e riserve di Zunino e della moglie Stefania Cossetti era pari a 421 mila euro. Sull’immobiliare circolano molte teorie. Il campione dei campioni del ramo, Francesco Gaetano Caltagirone, lavora con una liquidità su cui aleggia la leggenda. Nel 2007, la Beni Stabili aveva 2,1 miliardi di capitale e 2,2 di debiti finanziari. E gronda affitti e può contare sul prestigio di Leonardo Del Vecchio, il signor Luxottica. Ma c’è anche chi ritiene che, per costruire o per comprare e vendere palazzi, si possa far leva con tanto debito su poco capitale.

Quasi vent’anni fa, Salvatore Ligresti aveva spinto la Premafin fino ad avere 12 lire di debito ogni lira di capitale. E però Mediobanca gli organizzò il rientro attraverso un aumento di capitale garantito obtorto collo dalle banche. Era una forzatura. E infatti la Borsa non sottoscrisse l’intera offerta. Ma fu comunque una soluzione rigorosa. E forse anche per questa memoria—o forse perché Zunino era un antico cliente Cariplo, altro «giro» milanese — l’attuale dirigenza di Mediobanca ha sempre manifestato riserve sulla tenuta dell’immobiliarista, ancorché fosse entrato nel suo azionariato comprando un 4% con i soldi delle altre banche. Il consiglio di amministrazione della Zunino Investimenti Italia, invece, ha presentato ai primi del 2008 un piano di dismissioni e di rinegoziazione del debito con le banche. Nessun aumento di capitale. Ma tanto basta agli amministratori per «garantire» la continuità aziendale e alla Reconta Ernst Young di concedere la certificazione dei conti, dopo averne evocato le tensioni finanziarie. Il bilancio 2008 non è ancora disponibile sul Cerved nonostante siamo alla fine di luglio.

La sua lettura sarebbe interessante per vedere quale impatto hanno avuto sui conti le poche dismissioni effettuate, tra cui quella in perdita di azioni Mediobanca, e la svalutazione verticale della partecipazione in Risanamento. Nell’attesa ci si chiede come sia stato possibile non mettere alle strette Zunino e costringerlo a metterci i soldi se li aveva o a passare la mano, a vendere aree e palazzi anziché emettere altri 220 milioni di obbligazioni. La crisi ha fatto crollare i prezzi degli immobili, ma che senso aveva, anche prima, finanziare lo sviluppo di un costoso quartiere by Norman Foster nella periferia di Rogoredo quando la città di Milano perde centinaia di migliaia di abitanti solo in parte rimpiazzati dalla cittadinanza extracomunitaria? Ora Zunino si è dimesso.

Ma sono gli interi consigli di amministrazione che dovrebbero seguirlo se a questi organismi si riconoscono un ruolo e una responsabilità. Al di là della sentenza, tocca alle banche assumersi le loro responsabilità: avendo concesso crediti inesigibili sono azioniste di fatto. E poco importa se, a questo punto, la diversa qualità delle garanzie — il palazzo affittato a Sky non è la stessa cosa dell’area vuota di Sesto San Giovanni— farà emergere anche la diversa qualità dei rapporti di banche e banchieri con il cavaliere che, con il quartiere di Santa Giulia, voleva conquistarsi la fama per i prossimi 200 anni.

POSTILLA
Non vogliamo certo fare paragoni tra Zunino e l'Alta Quota, sarebbero improbabili, se non altro per le dimensioni e per le cifre in gioco, ma una domanda ce la permettiamo: è stra-noto che le operazioni immobiliari si fanno prendendo a prestito soldi dalle banche, fornendo in cambio garanzie, spesso proprio ipotecando gli edifici da costruire. Al Comune di Piazzatorre ed ai futuri felici acquirenti di una seconda casa, l'Alta Quota quali garanzie di solidità offre? Chi certifica i suoi bilanci? Le voci che concorrerebbero a formare il megainvestimento galattico da 55 mln di euro non sono mai state descritte in dettaglio (e infatti i conti non tornano), perché?

Non siamo soli

Beh, in realtà lo sapevamo già di non essere i soli ad averne le scatole piene di rilanci turistici a colpi di cazzuola, però, anche se la solitudine non ci spaventa neanche un po', fa sempre piacere sapere che c'è qualcuno che la pensa come noi.

La notizia è vecchiotta, io però l'ho letta solo oggi e quando ho visto l'ultimo commento, quello del signor Gioan, mi si è aperto il cuore.

martedì 14 luglio 2009

Ucci ucci, sento odor di ricorsucci

Rumors provenienti dall'alta valle danno notizia di una riunione carbonara in un condominio della Rossanella, nel corso della quale alcuni congiurati avrebbero deciso di tentare il tutto per tutto: ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Della serie "o la va o la spacca".

Sarà vero? Sarà una bufala? Chi può dirlo? Staremo a vedere.

Attendiamo l'edizione straordinaria "tutti i particolari in cronacaaaa!!!"

lunedì 22 giugno 2009

Informazione di servizio

L'amministratore del blog (io) è in vacanza, a scialacquare un po' dei suoi guadagni. Il blog sarà un po' trascurato per un paio di settimane ancora.
A presto.

Mara

mercoledì 10 giugno 2009

Commento al voto amministrativo

Riprendo dal post precedente e dal commento del sig. Arizzi.

Avevamo sostenuto, in tempi non sospetti, che Federica Arioli avrebbe probabilmente chiuso il proprio mandato amministrativo con l'approvazione del PII. Così è stato.

Il voto di domenica non è però, secondo noi, una condanna del sindaco che ha voluto il PII. Due sono i motivi che ci inducono a questa considerazione. Il primo legato al fatto che, ci risulta (ma potremmo essere smentiti), che anche il neo sindaco, Michele Arioli (a proposito, buon lavoro) abbia votato a favore del PII dai banchi dell'opposizione. Il secondo motivo è conseguente alla presa d'atto che buona parte dei cittadini di Piazzatorre ha avuto verso il PII un atteggiamento, oseremmo dire, di rassegnazione, di accettazione di un male ritenuto "minore".

Dunque il voto di domenica scorsa non pone in discussione la più importante scelta urbanistica di Piazzatorre.

Il destino di Federica Arioli è stato scritto molti mesi addietro. Già un anno fa i meglio informati e i meglio conoscitori di Piazzatorre e della sua storia più "recente" (termine da intendersi riferito agli ultimi quattro decenni) confidavano a me e ad altri che il nuovo sindaco sarebbe stato Michele Arioli.

Roba da far impallidire le pastette del Festival di Sanremo? No, niente pastette. Solo calcoli, ipotesi ben congegnate, alla luce della conoscenza di come si sono svolte le vicende amministrative di Piazzatorre per quarant'anni. Tradizioni proiettate nel futuro.

Federica Arioli ha puntato sul PII per ottenere una riscossa rispetto ad un'amministrazione partita davvero bene (lo abbiamo sempre riconosciuto) ma evolutasi nel peggiore dei modi in tempi sin troppo brevi.

La sua maggioranza si è sfaldata in meno di un biennio. Ce n'era abbastanza per mandare tutti a quel paese e commissariare il Comune. Lei, coraggiosamente, ha resistito, ma s'è venduta l'innocenza politica che l'aveva portata ad essere eletta sindaco. Da lì in avanti la sua azione si è allineata alla mediocrità che ad oggi caratterizza la gran parte dei nostri comuni, piccoli o grandi che siano.

Neppure ciò che è stato venduto come "salvataggio della Patria" è bastato a salvare lei.

A casa, lo ripeto, ce l'hanno mandata i piazzatorresi. Per quel che mi riguarda, a Federica Arioli va l'onore delle armi, unito però al rammarico per il disastro che subirà Piazzatorre, disastro che lei non ha saputo, o voluto, impedire.

martedì 9 giugno 2009

Federica Arioli: a casa!

Risultati delle elezioni amministrative a Piazzatorre:

elettori 406, votanti 366 (90, 14%),

schede bianche 18, schede nulle 17, schede contestate e non assegnate 3.

Sindaco: Arioli Michele, voti 168 (51,21%).

Tra qualche giorno il commento.

sabato 6 giugno 2009

Una speranza per la Tagliata?

Indegna, ambigua, pusillanime, evanescente. Questi quattro aggettivi sono da accoppiare, rispettivamente, a: Regione Lombardia - direzione generale territorio e urbanistica; Provincia di Bergamo; Comunità Montana Valle Brembana; Parco delle Orobie Bergamasche.

Questo post è dedicato a loro.

Ho intitolato il post scrivendo di speranza, perché una recente circolare regionale, la n. 7/2009 (BURL n. 18.05.2009, n. 20, S.O.) emessa dalla direzione generale agricoltura (posto dove sembra che qualcuno non abbia dimenticato di lavorare per la collettività), pone limiti piuttosto chiari alla trasformazione dei boschi.

Ci si leggono cose tipo "il rilascio dall'autorizzazione alla trasformazione del bosco non può comportare la distruzione totale dell'intero complesso boscato", ed altre sovversive dichiarazioni come "la ≪relazione tecnico forestale≫ deve ovviamente essere fatta da un tecnico in seno all’ente forestale che rilascia l’autorizzazione o da proprio collaboratore esterno, evitando in ogni caso di recepire senza opportune valutazioni tecniche le motivazioni presentate dai tecnici di chi presenta l’istanza di autorizzazione alla trasformazione del bosco. I tecnici di questi ultimi, infatti, si fanno portavoce di interessi di parte, che possono sicuramente essere legittimi, ma che non devono essere recepiti sic et simpliciter dalla Pubblica amministrazione senza effettuare considerazioni".

Non sto a riportare altre stralci, chi vuole può scaricare la circolare e leggerla. Quel che è certo è che se coloro ai quali toccherà applicare la circolare svolgeranno il loro lavoro (pagato dalla collettività, cioè da noi tutti) con onestà e fermezza, il bosco della Tagliata, alla faccia (brutta) del PII, non potrà essere interamente raso al suolo. Ne dovrà rimanere una parte significativa, non tre sparuti filari.

Incrociamo le dita.

martedì 2 giugno 2009

Urbanistica. Urba che? E' robba che se magna?

L'urbanistica non pare avere futuro, troppo fastidiosa la sua pretesa di pensare le città, di disegnarle prima di costruirle. Meglio lasciar fare alla libera iniziativa dei palazzinari d'ogni dove, grassi predatori che hanno gioco fin troppo facile nella negoziazione (termine orribile, fa quasi rimpiangere il più ruspante "mercanteggiare") con i Comuni.

Chi avesse seguito l'ultima puntata di Report, quella del 31 maggio 2009, avrà avuto modo di rendersi conto di quale disastro siano le nostre città e quale vita di infima qualità debbano condurre milioni di persone, causa l'ignavia degli amministratori pubblici e l'avidità di immobiliaristi e costruttori.

Grazie al cielo c'è ancora chi si schifa, per esempio un giovane studente di architettura aretino, Riccardo Verdelli, del quale trovate una pregevole lettera sul blog dell'arch. Pietro Pagliardini, De Architectura.

Con Pagliardini ho avuto un proficuo scambio di mail a seguito di un mio commento ad un suo recente post.

Trovo sia un professionista attento, colto, sensibile, nonché un eccellente pubblicista di una materia spesso così bistrattata quale è l'architettura, attorno alla quale i dibattiti sono o eccessivamente aulici o terribilmente banali. Pagliardini è un rasserenante esempio di equilibrio e la lettura dei suoi interventi riesce ad avvicinare alla materia anche chi abbia solo un minimo di competenza, senza infastidire chi non apprezza il bla-bla degli accademici.

Lo ringrazio per l'attenzione che mi ha cortesemente riservato e ricambio qui.

Piccole mostruosità come il PII di Piazzatorre sono il frutto bacato della sconfitta dell'urbanistica e del disinteresse dei cittadini per la città.

mercoledì 27 maggio 2009

Non solo PII (per fortuna)

La parabola dei piccoli paesi di montagna non è sempre negativa, non ci sono solo i cattivi, pessimi, esempi alla Piazzatorre.

A Marzio, paese dalla Valganna, in provincia di Varese, 750 m circa s.l.m., più o meno 300 abitanti, da un paio d'anni è partito un piano di rilancio socio-economico basato interamente sulla connettività, sull'informatica, sull'high-tech.

Il caso è interessante perché Marzio soffriva, e certamente soffre anche oggi, dei problemi tipici dei piccoli paesi montani: scarse occasioni di lavoro, economia essenzialmente basata sulle rimesse di pendolari e frontalieri, abbandono, turismo mordi e fuggi o in seconda casa (qui il rapporto è di quattro abitazioni in seconda casa per una in prima casa).

Un punto a favore è rappresentato da una contro tendenza rispetto all'età media degli abitanti, qui la quota di giovani, adolescenti o comunque sotto i trent'anni, è decisamente più rilevante rispetto a molte altre realtà analoghe.

Anni fa un'intuizione, trasformatasi poi in un progetto co-finanziato dalla Provincia e che ha visto il coinvolgimento di una prestigiosa Università locale, la Liuc di Castellanza.

Ne sortì il Progetto Bussola ovvero la "Comunità Eco-Tech", quale coniugazione di ecologia, economia, tecnologia, formula innovativa pensata per rendere Marzio luogo di attrazione di investimenti a carattere produttivo, senza compromissione del territorio.

Oggi quel progetto è in fase di attuazione, pur con le inevitabili difficoltà conseguenti alla ridotta disponibilità di risorse necessarie per "avviare la macchina", ma Marzio ci crede e non cede alla tentazione del mattone: esempio più unico che raro, è un paese totalmente coperto dalla banda larga Wi-Fi, il PGT in fase di elaborazione punta ad aumentare i residenti effettivi, ma in una prospettiva temporale di vent'anni, nel corso dei quali dovranno consolidarsi dapprima i nuovi servizi e le nuove attività prefigurate nel Progetto Bussola.

Un esempio virtuoso, forse troppo, meglio non parlarne in giro, qualcuno potrebbe decidere di imitarlo.

mercoledì 20 maggio 2009

Parallelismi

Il malato d' Europa ha il volto grave di Zapatero che comunica al Parlamento lo «stato della nazione»: oltre quattro milioni di disoccupati. [...] Ha il viso rabbuiato [...] della «prima generazione di spagnoli alti e biondi»: figli del benessere e della democrazia, chiamati ora dalla crisi alla prova della vita. Una crisi che atterrando all' aeroporto di Madrid-Barajas svela subito il suo simbolo: la gru. Decine, centinaia, migliaia di gru che dalla periferia della capitale si dipartono in ogni direzione: cantieri fermi, palazzi vuoti come quinte teatrali, sogni interrotti. Appena un anno e mezzo fa, Zapatero comunicava al mondo il sorpasso sull' Italia. Prodi contestò i dati. Poi lo affrontò a quattr'occhi: «Il vostro boom è drogato. Com'è possibile che in Spagna si costruiscano più case che in Italia, Francia e Germania messe assieme?». «Ma gli acquirenti sono stranieri», fu la risposta. «Appunto - replicò Prodi -. Alla prima sconfitta, i mercenari scappano». All' epoca la Spagna cresceva di oltre il 3% l' anno. Ora il pil diminuisce allo stesso ritmo del 3%. Le previsioni parlano di dieci trimestri consecutivi di recessione: quasi una maledizione biblica. Su tre milioni di posti di lavoro distrutti dalla crisi in Europa, la metà erano spagnoli. I disoccupati crescono al ritmo di 7 mila al giorno, e quando verrà il peggio, a fine anno, potrebbero essere cinque milioni.

E' un brano tratto da un recente articolo di Aldo Cazzullo, pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 17 maggio 2009.

La Spagna ha puntato, negli scorsi anni, sul mercato immobiliare quale motore dello sviluppo e dell'economia. I risultati sono arrivati. Ci hanno messo dieci anni, ma sono arrivati, inesorabili.

L'ennesima lezione inutile.

giovedì 14 maggio 2009

La crisi dell'urbanistica

Viviamo un momento particolarmente critico rispetto alla cultura e alla prassi urbanistica.

Nella fase attuale, caratterizzata da estrema frammentarietà della normativa urbanistica, molti sono d'accordo sulla necessità di superare la rigidità che ha contraddistinto la pianificazione degli ultimi decenni. Ma questa convinzione non ha spinto a individuare strumenti più moderni per lo sviluppo della comunità, come ci si aspettava, strumenti che richiamino: a) uno sforzo per evitare lo spreco del territorio attraverso un pieno riuso degli spazi già urbanizzati; b) la necessità di governare i mutamenti, convertendoli in occasioni di progresso urbano, anziché subirne le conseguenze.

Molti amministratori, in presenza di un ruolo marginale delle Regioni, si sono dedicati in maniera spropositata ad una forma improvvisata di urbanistica contrattata, spesso senza un'adeguata preparazione. Qualcuno ha deragliato per aver sottovalutato la delicatezza della materia, quando questa viene gestita senza la copertura normativa del Piano Regolatore.

Il passo tra una disinvoltura eccessiva nell'uso della discrezionalità e l'ipotesi di un'attività censurabile in via giudiziaria è stato, purtroppo, breve.

Un altro dato che emerge in maniera chiara riguarda la preponderanza, in molti casi, delle forze imprenditoriali nell'azione di governo dei processi di trasformazione urbana. Una prevaricazione con una pressione trasversale in grado di presentare interessi privati come fossero obiettivi pubblici. In proposito è molto interessante quanto spiegato con estrema lucidità da Edmondo Berselli su Repubblica: "La tecnica prevalente consiste ormai da tempo nel variare quei parametri urbanistici, come le destinazioni d'uso, che possono modificare in modo rilevante il valore di immobili e terreni….. In secondo luogo il rapporto, o finanche la coalizione, con settori economici identificabili, tende a stratificare un insieme di scambi e concessioni che fa riferimento ai partiti, alle maggioranze, ma via via alle correnti e ai circuiti di potere afferenti alle singole personalità politiche".

Ora è importante capire cosa fare per uscire da questa chiazza grigia. Lasciando da parte le patologie nei comportamenti individuali, interessa di più capire come operare per dotare di bussole adeguate le Amministrazioni pubbliche. Occorre riannodare i fili che tenevano assieme le pratiche di buona amministrazione.

Non basta discutere di qualità urbana, va posta all'ordine del giorno anche la qualità e l'adeguatezza degli amministratori. Molti di questi si sono distinti per eccesso di autostima e per carenza di capacità, in un campo popolato da imprenditori agguerriti. Un tema di competenza non solo della politica. Quando non si forniscono risposte adeguate, i problemi amministrativi si trasformano in criticità politiche e, subito dopo, in questione morale. E questo dipende anche dalla “qualità” degli amministratori pubblici.


Testo liberamente tratto da un intervento per A.U.DIS scritto da Luigi Nappo, ex assessore all'urbanistica del Comune di Bergamo.

mercoledì 13 maggio 2009

Abitazioni "secondarie"

Lo Svizzero-Italiano è una lingua che assomiglia all'italiano parlato da noi, ma non è la stessa cosa. Ho da poco scoperto che le nostre "seconde case" per gli Svizzeri sono "abitazioni secondarie" (Zweitwohnungen).

La storiella mi dà lo spunto per informare circa il fatto che anche oltralpe il tema delle abitazioni di vacanza è sentito, tanto che è stato chiamato ad occuparsene persino il Consiglio federale (l'equivalente del nostro Parlamento), dopo che fu presentata, nel dicembre 2007, una proposta di referendum tesa a modificare la Costituzione confederale affinché questa vietasse la costruzione di seconde case una volta raggiunto il "tetto" del venti per cento del totale delle unità abitative.

Pur bocciando l'ipotesi di andare al referendum, in quanto ritenuta troppo radicale, il Consiglio ha determinato che occorresse:

"Integrare la problematica delle abitazioni secondarie nella pianificazione direttrice.
Le questioni relative alla costruzione di abitazioni secondarie sono tutt'ora pendenti in Parlamento: nel suo messaggio del 4 luglio 2007 concernente una modifica della legge sulla pianificazione del territorio come misura accompagnatoria relativa all'abrogazione della Lex Koller, il Consiglio federale ha proposto di obbligare i Cantoni ad integrare la problematica delle abitazioni secondarie nei loro piani direttori e ad adottare misure a favore di soluzioni coordinate sul piano sovracomunale. Vanno evitate le situazioni di concorrenza indesiderate e il semplice spostamento dei problemi da un Comune all'altro. Secondo il parere del Consiglio federale, i piani direttori cantonali rappresentano lo strumento per assicurare che si tenga conto al meglio delle circostanze specifiche di ogni singolo Cantone. Le misure da adottare in questo ambito possono essere coordinate in maniera ottimale con gli obiettivi in materia di sviluppo degli insediamenti, dell'economia e del paesaggio"
.

A dedicarsi operativamente al problema è chiamato l'Ufficio federale dello sviluppo territoriale, che sta cercando delle soluzioni, congiuntamente agli Uffici cantonali competenti, ai servizi federali interessati e agli esperti del settore turistico. La guida alla pianificazione, con misure comunali e regionali volte ad attuare le prescrizioni dei piani direttori, servirà ai Cantoni come base per integrare la tematica delle abitazioni secondarie nella pianificazione direttrice cantonale. Una prima bozza della guida è oggetto di un'indagine conoscitiva avviata a fine aprile e che terminerà il 31 luglio 2009.
Tutto ciò è nato dopo aver riscontrato che nel distretto di Goms (Alto Vallese), le seconde case avevano raggiunto il 57% del totale.

Ah ah ah, dilettanti, non sono mai stati in visita in Val Brembana!