sabato 16 gennaio 2010

L'attualità del passato

Immaginavo che alcuni argomenti che abbiamo trattato nel blog avessero già avuto spazio altrove, e proprio oggi ne ho avuto prova in questo vecchio articolo del dicembre 2003.

Poco più di sei anni fa c'era già chi aveva messo tutto nero su bianco, conoscendo bene luoghi e temi di cui trattava, compresa la situazione di Piazzatorre.

Nemo propheta in patria.

venerdì 15 gennaio 2010

Aiuto! Pazzi in libertà!

In Val Cavallina devono essere ammattiti. Ma come, anni di fatiche disumane per far capire che il turismo passa dalle villette, che l'ambiente è un vezzo da sinistroidi, che sua maestà lo sci non è uno sport ma una Fede, e quei quattro scriteriati abitanti di una valle dal nome equino che t'inventano? Il ritorno alla natura! E "senza l'edificazione di nuove strutture"! Aaarghhh! Pazzi! Volete rovinarci tutti? Vi faccio internare, vi faccio!
;-)

lunedì 11 gennaio 2010

That's incredible!

Dal "The New Orobian Herald Online" dell'11 gennaio 2010:

At a glance we could not believe to our eyes! Unbelievable but true: for the first time ever, italian local newspaper "L'Eco di Bergamo" published an article by Giovanni Ghisalberti (here the italian version), where the author, into an huge discussion above the difficult survival of little local communities in Orobian Alps, at the end of his article, said something true about the exaggereted spread of second homes. In few words, Ghisalberti wrote that too many second homes are "fundamentally harmful for tourism development". You could think that is simply the truth, and in fact it is, but at the same time, believe us, it's very hard to find someone who put it on paper, when he works at "L'Eco". The reason is simple too: the most popular newspaper in Bergamo and its province, belong to several real estate tycoon.
Whatch out Ghisalberti! If your CEO or another "L'Eco" Board's member should read your article, you seriously risk to be fired!
But, Giovanni, do not worry about it, we wait here for you with wide open arms!

Paul Hugeland

domenica 10 gennaio 2010

Il male comune

Il terzo commento al post Un'altra Valle Brembana e la successiva risposta di Mara mi hanno fatto sorridere amaro. Perché rappresentano, a loro modo, lo scontro di due visioni profondamente diverse di vedere il territorio, il suo sviluppo, la sua economia.

Il commentatore anonimo ha pigiato il tasto della "necessità" di sostenere lo sci affinché Piazzatorre possa tornare ai fasti (o presunti tali) di un tempo, indipendentemente dalle conseguenze per l'ambiente (un "boschetto" di quattro ettari, che volete che sia. Sembra di sentire parlare il Sindaco Arioli!).

Mara ha opposto il richiamo alla vacuità di certi progetti, sia in termini di presupposti che di esiti. Ovviamente sto al 100% con Mara, e con Claudio, e con tutti gli altri, per pochi che siano, che hanno convenuto sul nostro scetticismo e sulla nostra contrarietà al PII. Aggiungerei solo che certi progetti sembrano la metafora della peggiore Italia, quella che garantisce profitti a pochi soggetti privati scaricando i costi sulla collettività (perché, sia chiaro, maltrattare l'ambiente non è un'azione a costo zero, qualcuno i guasti li pagherà in soldoni e, considerato che l'ambiente appartiene a tutti, indovinate un po' chi è quel qualcuno).

Ma sorridevo, amaro, perché la contrapposizione tra i fautori dello "sviluppismo" e quelli delle ragioni del territorio, non è nuova, né isolata, parlando di turismo, sci, montagna.

Sulle Orobie poi, sembrano ormai grandinare iniziative simili a quella di Piazzatorre. Cambiano le valli ma i temi restano, più o meno, sempre quelli.

E al proposito vi propongo una lettura di questo intervento su un altro blog. Si parla del famoso comprensorio unificato Val Seriana-Val di Scalve. Curioso come tra le ragioni dell' "andiamoci piano" si ritrovino elementi trattati anche da noi, in particolare con riguardo ai "numeri" dello sci. Curioso, o solo inevitabile in quanto detti elementi sono difficilmente oppugnabili?

mercoledì 6 gennaio 2010

Un'altra Valle Brembana

C'è, esiste, qui. Un esempio di come è possibile, se lo si vuole davvero, puntare ad un turismo che non devasta il territorio.

Ci tengo a rinnovare la segnalazione dell'esperienza di Ornica, non solo per riaffermare la ragionevolezza dell'opposizione al modello di "sviluppo" sul quale a Piazzatorre si continua a voler credere, ma anche a monito per il futuro.

Essendo io ostinatamente convinto che saper guardare avanti sia indispensabile, e altrettanto convinto, facendo i debiti scongiuri, di campare ancora abbastanza per vedere i risultati del "brillante" programma piazzatorrese, mi preparo a dire, un giorno, l'avevo detto che era un'idea perdente pensare agli sciatori (alla minoranza, come direbbe Paolo, rappresentata dagli sciatori) e giocarsi anche le mutande per salvare gli impianti di risalita e le piste.

E la convinzione che perseguire l'obiettivo "sci" affidandosi alle affettuose cure delle società immobiliari sia una strategia demenziale, si rafforza dopo avere letto questo dossier. Consiglio a tutti la lettura della parte II, da pag. 21 a pag. 44. Il dossier è del 2006, a quattro anni di distanza lo si potrebbe ripubblicare tale e quale, salvo aggiornamenti alla tabella a pag. 33: la percentuale di sciatori nel frattempo sembra diminuita (2,5 mln su 6 mln di turisti complessivi, pari a circa il 42% del totale - fonte Professione Montagna, 101, 2009) anche se non a livelli così bassi come quelli valutati da Paolo (cfr. post precedente), che però, non sono neppure così sbagliati se si dà una lettura al report della Regione Veneto redatto a ottobre 2009 nell'ambito della predisposizione del piano neve regionale.

domenica 3 gennaio 2010

Il tappeto di mosche morte

Fresco reduce da Piazzatorre, dove ho trascorso i giorni a cavallo tra dicembre e gennaio, mi vengono alcune considerazioni maturate dopo aver osservato con una certa attenzione il paese e le persone che lo hanno animato.

Prima considerazione: l'unificazione degli impianti serve, non ci sono dubbi in proposito. Serve a dare un minimo di senso alla pratica dello sci a Piazzatorre, oppure continueremo a vedere i villeggianti caricare l'attrezzatura sull'auto e partire alla volta di Foppolo e Valtorta.

Seconda considerazione: fermo restando quanto sopra, gli sciatori sono UNA MINORANZA del popolo dei villeggianti. Non vorrei esagerare con le ipotesi, ma tolti i bambini sotto i tre anni e gli adulti sopra i settanta, statisticamente non rilevanti sulle piste, posso affermare con ragionevole convinzione che gli sciatori rappresentano sì e no il 25% dei turisti invernali. Anche aggiungendo le percentuali miserrime di praticanti altri sport invernali (ciaspolamenti e pattinaggi vari), siamo ben al di sotto di un praticante su tre turisti.

Terza considerazione: un giro per i paesi della valle, fatto con una calma mai avuta prima d'ora, mi ha svelato un fatto che avevo ignorato. Piazzatorre, come anche Foppolo, non ha storia, nel senso che è un paese fasullo, privo di radici solide, nato per "collegamento" di località (Piazzo, Piazzole, Rossanella) conseguente al riempimento degli spazi aperti tramite case e palazzine. Lo rivela l'assenza di centri storici degni di questo nome, come li potete vedere a Piazza Brembana, a Branzi, ad Ornica, ad Olmo, tanto per non andare troppo lontano. Questo fattore non è stato colto da coloro che dopo tre decenni di crescita basata solo sull'edilizia dovunque e comunque (peraltro, spesso, di discutibile qualità), non hanno ancora capito che occorreva un salto di qualità, mancando il quale il patatrac è solo rinviato.

Quarta considerazione: "bisogna attirare i turisti". Giusto. Ma come? Facendoli sentire (più di qualche volta) degli intrusi rompiscatole buoni solo per essere spremuti con prezzi non all'altezza dei servizi? Promuovendo, meritoriamente, la messa a disposizione di un servizio WI-FI, per poi lasciare che la sede dell'Ufficio Turistico (e vengo al titolo del post) presenti, al piano superiore, un indecoroso tappeto di mosche morte lasciate lì da mesi, dove in teoria si dovrebbe poter andare a leggere uno dei tanti libri messi a disposizione o ad usare un (vetusto) pc?

Quinta considerazione: ho trascorso, in questi ultimi dodici giorni, parecchio tempo a Piazza Brembana, verificando la vitalità di una località priva di piste da sci e nella quale però le persone sembrano trovarsi piuttosto bene sia d'estate sia d'inverno, trovando nelle iniziative proposte sempre motivi d'interesse. Si potrà obiettare che a Piazza ci vanno anche gli sciatori "in pausa", il che è certamente vero, come è altrettanto vero, però, che molti ci vanno e basta, per soggiornare lì senza neppure spostarsi più di tanto. Sarà solo pigrizia?

Sesta (ed ultima) considerazione: dato comune a TUTTE le località, è che molti turisti vi hanno soggiornato pochissimo, talvolta meno di quarantotto ore. A Piazzatorre il "grosso" è arrivato neppure la mattina del 31/12, addirittura il pomeriggio! E di questi parecchi se ne sono andati la mattina del 02/01, neppure il tempo di scaldare le (seconde) case. Non mancano poi quelli saliti solo l'1/1 o il 02/01, e c'è da sperare che si trattengano fino all'Epifania! Qui manco si morde più, si assaggia appena con la lingua e poi si fugge. Perché? Mi piacerebbe che i soloni della teoretica turistica brembana provassero a rispondere seriamente una volta tanto.

Che dire? Io continuo a sperare che in un pur tardivo ritorno di sensatezza, l'amministrazione comunale capisca che il PII non avrà alcun effetto miracolistico e che a Piazzatorre serve uno scatto vero, non l'ennesima ondata di edilizia e lo sfregio alla Tagliata. Riflettano sul fatto che, per quanto attiene la pratica degli sport invernali, con tutta la buona volontà (e molta fortuna), Piazzatorre potrà ambire tutt'al più a divenire una località di terza fascia, non una di prima né di seconda (a meno che qualcuno creda di potersi mettere in competizione, tanto per stare sulle Alpi italiane, con Cortina o Courmayeur, o anche solo con Ponte di Legno o Limone Piemonte). Ne vale davvero il prezzo, sbracare l'ambiente più di quanto non si sia fatto sino ad ora?