giovedì 29 luglio 2010

Jack il cementificatore

Dal blog ITALIANS di oggi, la lettera del giorno di Beppe Severgnini, tutta da leggere, tutta da meditare. E si parla anche di Castione della Presolana, altro paese soffocato dalle seconde case.

Di seguito il testo integrale.

A Manfredonia (Foggia) stanno seppellendo una scogliera. A Is Arenas (Oristano) vogliono piazzare un golf resort & residence. A Francavilla al Mare (Chieti/ Pescara) si stanno mangiando la spiaggia. A San Vincenzo (Livorno) portano cemento armato fino al mare. A Scala dei Turchi (Agrigento) c’è il solito Mnf (multipiano non finito), marchio ufficioso del Sud. A Teulada (Cagliari) si vedono le gru sul mare (di metallo, non con le piume). A Torvaianica (Roma) litania di casette sulla spiaggia. A Valle dell’Erica (Santa Teresa di Gallura) altri 26.455 metri cubi nella macchia mediterranea. Tra Ortona e Francavilla (Abruzzo) in costruzione «nodo strategico infrastrutturale per implementare il traffico con l’Est Europa»: a ridosso della battigia.

È solo un campione della situazione sulle coste italiane, segnalata dai lettori del Corriere (sette gallerie fotografiche su Corriere.it). Commenti? Uno solo. Occhio: se l’autonomia amministrativa è questa, ci mangiamo l’Italia. Anzi: finiremo il pasto, ci puliremo la bocca e faremo il ruttino.

Il meccanismo è lo stesso, sempre e dovunque: l’amministrazione comunale concede il permesso di costruire (l’inghippo normativo, con un po’ di buona volontà, si trova). La cosa piace ai costruttori locali e ai residenti-elettori: in tempi difficili, è lavoro. Turisti, visitatori e viaggiatori protestano; poi alcuni, a cose fatte, comprano la casetta a schiera e l’affittano in nero.

E così, ripeto, ci mangiamo l’Italia. Non solo le coste: in pianura e in montagna sta accadendo lo stesso (avviso: intendo seguire con attenzione le vicende edilizie dell’amatissima Castione della Presolana, dove il sindaco è stato rimosso e si sta per approvare il Piano di Governo del Territorio). La bulimia edilizia degli amministratori è impressionante: in un’economia che ristagna, sembra che l’unica soluzione sia sacrificare una fetta di territorio. Venite a vederle, le montagne bergamasche e le campagne padane, nelle mattine d’estate, quando la pioggia ha lavato l’aria e il sole incendia il colore dei prati. Capirete che dovrebbero essere sacre, dopo tutto quello che ci hanno dato.

Ha scritto un amico architetto, Marco Ermentini: «Le cascine sono un patrimonio importante nel paesaggio rurale e non solo, sono l’ultimo anello di congiunzione con la civiltà contadina. Quanto resisteranno all’assalto di villette e capannoni? Quando cederanno alle fameliche espansioni edilizie dei sindaci? Essi trattano spesso queste testimonianze con la delicatezza di Jack lo Squartatore».

Jack il Cementificatore, magari con la fascia tricolore: è l’ultima maschera italiana, peccato che il carnevale sia finito. Dalle Alpi a Lampedusa dovremmo invece appendere lo stesso cartello: IN RISTRUTTURAZIONE. L’Italia è da rimettere in sesto: c’è lavoro per tutti, e tanta soddisfazione, nel sistemare l’esistente. Ne guadagnerebbero l’economia, l’ambiente, il turismo e l’autostima. Invece, niente: divoriamo ogni giorno la nostra terra, come draghi stupidi che si mangiano la coda.
Beppe Severgnini

mercoledì 21 luglio 2010

Parole come pietre

Questa lettera dovrebbe bastare, da sola, a far arrossire d'imbarazzo tutti i corifei dello "sviluppo" a colpi di cazzuola.

Temo però che passerà come acqua sotto un ponte.

La retorica sviluppista fondata sul verbo "fare" ha preso il sopravvento, guai a chi non si professa paladino della "politica del fare". Purtroppo il "fare" che conosciamo è un'entità che deambula su una sola gamba, le manca l'altra, quella del "pensare". Si fa qualcosa, qualsiasi cosa, pur di farla, pur di poter dire "ho fatto". Che quella cosa servisse, fosse utile, necessaria, anche solo opportuna, in fondo, non importava.

Così, per stupidità, il peggiore dei reati che una persona possa commettere, si fanno opere inutili, si sprecano denari pubblici, si anabolizza un'economia destinata a sgonfiarsi rapidamente trascinando nel suo declino soprattutto gli incolpevoli (i colpevoli, nel frattempo, hanno messo al sicuro i guadagni e se la ridono).

Altro che troppi fannulloni (ce n'è senz'altro in Italia, per carità), ben più perniciosi i troppi, troppissimi, fattuttoni (ho coniato un neologismo, vi piace?).

Quanto sarebbe bello se, almeno una volta ogni tanto, invece di invocare il "fare" si perdesse un po' di tempo a farsi domande tipo "perché siamo in questa situazione?", "che cosa ci serve davvero?", sforzandosi di allargare il novero delle risposte e delle soluzioni. No eh? Troppa fatica.

mercoledì 7 luglio 2010

Noi l'abbiamo detto prima

Come recita il vecchio adagio: la ragione si dà ai matti...e a chi ce l'ha.

Noi finora ci siamo presi solo dei matti (e peggio), senza neppure la soddisfazione di vederci dare ragione se non dai pochi che ancora hanno voglia di pensare e non di riempirsi la bocca invocando la "politica del fare".

Ora però c'è anche l'ineffabile "Eco" a scrivere cose che noi diciamo da un bel po'. Direi che probabilmente così fuori di testa non siamo.

Ah, dimenticavo, il ricorso di Legambiente è giunto all'ufficio spedizioni del Consiglio di Stato il 10 giugno scorso. Della convenzione tra Alta Quota e Comune, invece, ancora nessuna traccia.