sabato 27 aprile 2013

Potrà una "M" essere d'aiuto?

Insistiamo. Un paese non può vivere se non fornendo occasioni di lavoro, col solo svago non si fa troppa strada. Far conto sui lavori stagionali legati al turismo invernale e sulle manutenzioni autunnali dei pendii o sulla revisione annuale degli impianti di risalita non basta. 
O Piazzatorre e l'Alta Valle si ingegnano a fornire altre occasioni di lavoro o il destino farà il suo corso.
Prima di proseguire richiamo a una pre-condizione che non deve mai essere dimenticata: fare sistema. Sarà, per qualcuno, dura da digerire ma non c'é alternativa. I singoli paesi da soli sono nulla, se si decidono a collaborare dividendosi oneri e onori qualcosa di buono ne può uscire.

Vengo al tema di oggi e, senza troppi fronzoli, aggiungo un'altra folle idea alle idee folli espresse in passato.
"M" come Museo.
Parlo di un museo dedicato alla montagna e, in particolare, allo sci.
Sì, lo so che ce n'é uno a Gazzaniga, amen. Quello sta in Val Seriana, qui siamo in Valle Brembana, ci sono abbastanza saliscendi in mezzo alle due per non farsi concorrenza.

Ce ne sono altri in Italia, a Opi, a Limone Piemonte, a Stia, uno in più non sarà certo un problema, soprattutto se dagli altri si prendesse ispirazione per proporre, a livello fruitivo, qualcosa che loro non forniscono.

Esempi illustri di musei dedicati allo sci esistono anche fuori dall'Italia, famosissimo quello di Holmenkollen, a Oslo (a proposito: visto i vichinghi? Ti fanno il sito anche in italiano, chiamali stupidi!), meno noto per noi europei quello di Franconia, nel New Hampshire (USA). Oh, per inciso, Franconia é un paesello di 1.000 e rotti abitanti, non una metropoli, ma a quanto recita il sito del museo, questo viene visitato ogni anno da migliaia di visitatori. E a far questi numeri non servono i torpedoni, basta che ti entrino, in media, sei persone al giorno tutti i giorni, non é un obiettivo impossibile. E diciamo pure che con questa robetta tre, forse quattro, posticini di lavoro permanenti li hai realizzati.

Non fate gli schizzinosi, non é davvero il caso. A tal proposito, ricordo alcuni commenti orripilati quando Mara suggerì di "aprire" la Valle Brembana ai turisti cinesi, bene, a quanto pare qualcuno che non ha fatto lo schizzinoso c'é stato, e ne ha tratto giovamento. Ma se non vi va potete sempre far costruire altri duecento appartamenti, gli stampatori di cartelli "vendesi" e "affittasi" ringraziano.

sabato 20 aprile 2013

Ancora si parla dell'edilizia? Inevitabile

Eh cara Anna, sì. Si fanno sempre i soliti discorsi, e sa perché? Perché quello che lei afferma non é vero. Se nessuno avesse intenzione di investire sul mattone, quel piagnisteo di cui riferisco nelle prime righe del precedente post non ci sarebbe stato, il neo-consiglio regionale non sarebbe stato tirato per la giacca a votare tra i primi provvedimenti la resurrezione dei PRG, il redigendo PGT di Piazzatorre non avrebbe riproposto alla Tagliata lo stesso obbrobrio del defunto PII, non avrei passato un pomeriggio da delirio a discutere (o per dir meglio, a litigare) con colleghi ingegneri infuriati perché il blocco dei PRG "ci manderà sul lastrico". 

Il blog é in stanca, certamente, anche questo é un fatto, e lo é perché a Piazzatorre tutto tace, zero news. Lo stesso forum vallare é inchiodato al 22 marzo, per forza. Piazzatorre si rianima solo quando ciclicamente riprendono le discussioni sugli impianti, tant'é che mi attendo la quinta ondata di interventi sul forum di valbrembananews a partire dal prossimo ottobre, quando si ricomincerà a fibrillare per l'apertura degli impianti. La scorsa stagione tutto si é focalizzato sulla vicenda dello scontro con il titolare del "Pinete", la prossima quale sarà il leit motiv? Oggi la novità cos'é? Il superamento di "quota 150" nelle firme di "interessati" promossa da Piazzatorredomani? (che poi, quando a firmare sono i membri della stessa famiglia, il soggetto alla fine é uno). A metter firme e a parlar col Sindaco son buoni tutti, ma poi? Saran buoni anche a metter soldi? O finiranno per spingere a che si costruisca dove non si deve, pur di trovare una nuova immobiliare che si prenda in carico gli impianti per qualche anno prima di sparire col bottino?

La invito, ma invito tutti, a leggere "Bolle di mattone" (tranquilli, non incasso diritti d'autore), é illuminante, e spiega in modo più ampio di quanto abbiamo fatto qua le ragioni di una disfatta economica e territoriale come poche altre nell'Europa occidentale. E quelle stesse ragioni sono alla base del coma in cui versa Piazzatorre, sappiatelo.

venerdì 19 aprile 2013

Pensatela come vi pare, ma...

...sappiate, che comunque la pensiate, i fatti non sono discutibili e ci dicono, ripetutamente e univocamente, che né Piazzatorre, né la Lombardia, né l'Italia, usciranno dalla crisi se i cantieri edili dovessero moltiplicarsi.
E' bene che questo concetto sia impresso accuratamente nella testa di ognuno, perché quando ci si accorgerà che il piagnisteo di Comuni e costruttori edili sarà servito solo a farci fare per l'ennesima volta la figura di un paese dove le regole sono fatte solo per prorogarne l'applicazione non una ma quattro o cinque volte, allora sarà troppo tardi per la costernazione e il rammarico.

La neo assessoressa Beccalossi, anziché lasciarsi impietosire dalle lacrime di coccodrillo in chi, in otto anni, non é stato in grado di approvare uno straccio di PGT, avrebbe dovuto leggersi questo agile libretto



e poi spiegare che l'edilizia come l'abbiamo conosciuta negli ultimi vent'anni non é la soluzione, bensì la causa dei problemi!

Qui lo diciamo da tempo, ora ne troviamo autorevole conferma da un ex sindaco (di Pioltello), Mario De Gaspari, i cui testi meriterebbero diffusione in tutte le scuole della repubblica, assieme a un altro fondamentale libro, La speculazione edilizia, di Italo Calvino.

Se poi qualcuno avesse ancora dubbi su quanto la "ricchezza" rappresentata dalle abitazioni, sia una farloccata buona per incantare i Tedeschi e far loro bere la frottola di esser più poveri di Spagnoli, Italiani e Ciprioti, ci pensa Claudio Borghi Aquilini a smontare la tesi.

In realtà sappiamo benissimo perché si è costruito, e si vorrebbe costruire, anche laddove non c’era, né c’è, alcuna necessità di farlo: con l’introduzione (1992) dell’ICI prima, e con l’abrogazione poi (2001, entrata in vigore nel 2003) dell’art. 12 della legge n. 10/1977, permettendo di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per finanziare le spese correnti fino al 75%, si è creata una situazione in cui l’interesse comune era costruire: i Comuni per ragioni di bilancio, i proprietari di terreni agricoli per i prezzi vantaggiosi a cui liberarsi delle terre (e di un’attività svalutata e maltrattata), le imprese immobiliari per comprare terreni agricoli a costi comunque irrisori rispetto a quelli edificabili, le banche per guadagnare con i mutui, i cavatori per estrarre altro minerale, cementifici e fornaci per produrre materiali da costruzione più che in ogni altro Paese dell’UE. Tutti mirando al profitto, alcuni (i Comuni) accorgendosi troppo tardi di non riuscirci. 
E voi pensate  davvero che a qualcuno dei sunnominati fregasse qualcosa delle vostre amate piste da discesa?